Wolverine #1, la recensione

Il primo numero della nuova serie regolare di Wolverine rappresenta un ritorno valido e solido ma dai toni fin troppo rassicuranti

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Wolverine #1, anteprima 01

Ne ho passate di tutti i colori. Sono stato preso a fucilate, crocifisso, sventrato, nuclearizzato...” La lista va avanti almeno per una pagina, la prima di Wolverine #1, dove l'Artigliato Canadese torna protagonista di una serie tutta sua dopo quasi sei anni, a seguito della sua “dipartita”. Ed è un monologo che forse ha una doppia chiave di lettura. Sulle labbra di Logan, serve da sintetico ma energico biglietto da visita a lettori vecchi e nuovi, per ricordare chi è il personaggio con cui hanno a che fare, ma forse rappresenta anche una riflessione di Benjamin Percy, lo sceneggiatore della serie: in un’epoca di innovazioni e di evoluzione come quella di Dawn of X, com'è possibile rilanciare un personaggio che ha fatto tutto, ha subito di tutto ed è stato tutto?

Difficile a dirsi e ancor di più a farsi, e forse è questa una delle (poche) pecche imputabili al numero #1 firmato da Percy insieme ai disegnatori Adam Kubert e Viktor Bogdonavic. Sempre che di pecca si tratti, perché in essenza ci ritroviamo di fronte al Wolverine che conosciamo e amiamo da sempre, immune a drastiche riscritture o reinvenzioni. Probabilmente è anche giusto che un mutante come James Howlett, con quasi un secolo e mezzo di esperienze estreme alle spalle, veda l’attuale “rivoluzione” della nazione di Krakoa con occhi più distaccati e non se ne lasci alterare troppo, almeno in superficie. Fatto sta che, nel bene e nel male, ritroviamo il Logan che conosciamo – forse giusto un po’ “in panchina” rispetto ai recenti grandi eventi del sottobosco mutante – al centro di un albo che punta più a rassicurare che a sconvolgere.

Wolverine #1, anteprima 02

Volendo trovare un tema ricorrente che caratterizzi questa prima storia è certamente quello del dualismo: due le eterne nature di Wolverine che si combattono, quella selvaggia e quella più nobile; due le incarnazioni di Wolvie che la storia ci presenta, quella del passato legato alle storie di Chris Claremont, Larry Hama e gli altri autori degli anni '90, e quella più moderna e matura tratteggiata da Jason Aaron; due le avventure proposte nell’albo, una di natura più corale – Percy è anche lo scrittore di X-Force e sfrutta queste pagine per ridefinire le figure che da sempre ruotano attorno al protagonista, come Jean Grey e Kitty Pryde – e un’altra dove abbiamo una “caccia all’uomo” in solitario in puro stile Wolverine; due le nazioni tra cui si profila lo scontro che probabilmente terrà banco nella serie, i mutanti di Krakoa e i vampiri di Dracula; due, infine, gli eroi/criminali benedetti/maledetti da un fattore rigenerante e un fattore di morte, Logan e quell’Omega Red che mancava curiosamente all’appello nell’adunata mutante universale lanciata da Xavier e il cui arrivo mette subito in discussione le già provate leggi di accettazione dell’isola.

"Un ritorno valido e solido, forse dai toni fin troppo 'rassicuranti'."Tra le due storie, la più riuscita è sicuramente la seconda, dove le interazioni con gli scenari della nazione mutante sono più definiti e risolutivi rispetto a quelli della precedente, anch’essa incentrata su un’indagine ma i cui temi restano più frammentari e meno rilevanti per coinvolgere a dovere. Si può dire lo stesso dei disegnatori, Kubert e Bogdanovic: pur firmando entrambi prove di alto livello, prevale il secondo di qualche incollatura, favorito da eventi più “adulti” e dalle atmosfere in generale, mentre il primo sfocia ancora a tratti in qualche linea dove la caricaturalità ha il sopravvento.

Wolverine #1, anteprima 03

Va infine accennato che qua e là vengono piantati i semi del cambiamento: se parlare di riscrittura di un personaggio con il bagaglio e la celebrità di Wolverine sarebbe insensato, è bello vedere l’ambivalenza del personaggio relativamente alla nazione mutante, in bilico tra lo scetticismo e la prudenza che da sempre lo contraddistingue nell’aderire a cause ufficiali e nell’instaurare legami personali e la volontà di protezione e difesa (quella sì, quasi degna di una belva che protegge i cuccioli) nei confronti dell’utopia inaspettatamente venutasi a creare. Se i numeri futuri della serie esploreranno più a fondo il rapporto tra Logan e Krakoa, nel senso “idealizzato” del termine, non potremmo dirci insoddisfatti.

Riassumendo: un ritorno valido e solido, forse dai toni fin troppo “rassicuranti”, dove il protagonista si riconferma essenzialmente per quello che è ma, seppur impegnato in alcune interessanti side quest, resta ancora leggermente ai margini nel grande affresco di Dawn of X. Può destare qualche perplessità il fatto che nell’epoca di tumulti e sommovimenti targata Jonathan Hickman, l'Artigliato Canadese miri essenzialmente a riconfermare se stesso e schivi reinterpretazioni sconvolgenti, ma alcuni spunti potrebbero dare maggiori soddisfazioni nel futuro prossimo. Difficile definire l’albo un capolavoro o una pietra miliare nella Storia del personaggio, ma questo primo, nuovo capitolo si merita indubbiamente un “bentornato Wolverine!”

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