Wilfred: la recensione della seconda stagione
Wilfred conclude una seconda stagione altalenante, che decolla con fatica e nel complesso risulta inferiore alla prima...
All'inizio qualche perplessità è sollevata sopratutto dalle scene ambientate nel nuovo ufficio di Ryan: alcuni dei personaggi di contorno sono grossolanamente tratteggiati e l'intero ambiente fatica davvero a carburare. Allison Mack è una sorpresa (dopo anni di Smallville deve essere rinfrescante cambiare ambiente) e il suo personaggio, Amanda, risulta immediatamente simpatico. Purtroppo il rapporto con Ryan si interrompe bruscamente con una virata drammatica un po' esagerata e le cose non vanno meglio quando gli autori decidono di dare un taglio netto alla nuova vita professionale di Ryan con un pretesto abbastanza inaspettato. Poi alla fine arriva il peggio: con un colpo di scena insensato che serve a giustificare tutto quello che viene prima.
La mitologia è accennata ripetutamente, ma non si va mai fino in fondo: rivediamo la madre di Ryan, ma la sua presenza è sostanzialmente inutile e il personaggio semplicemente non funziona, al pari della sorella Kristen, intrappolata nel ruolo di isterica (e alternativamente usata come ostacolo o comic relief, a seconda di quello che serve), o di Jenna, simpatica, ma insignificante: perché Ryan le sta ancora dietro? Non è molto chiaro e la psicologia del personaggio a volte è davvero confusa.
In attesa che diventi davvero un appuntamento imperdibile. Ma forse non vuole.
La serie non è ancora stata rinnovata per una terza stagione. In Italia è inedita.