Into the Wild

Dopo la laurea, un giovane di talento abbandona tutto per trovare se stesso ed arrivare in Alaska. Sean Penn ai suoi massimi livelli, Emile Hirsch da Oscar, in un film alle soglie del capolavoro...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloInto the Wild
RegiaSean PennCast

Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Brian Dierker, Catherine Keener, Vince Vaughn, Kristen Stewart

  

Cosa c'è di straordinario nel film di Sean Penn? Temo che, come spesso succede, le cose che emergeranno per molta parte della critica saranno quelle sbagliate. Molti vi diranno che la pellicola è un inno a conquistare la propria personalità senza omologarsi, un atto di accusa al capitalismo moderno da parte di un ribelle. Per carità, non è che la tesi sarebbe campata in aria, ma se fosse così semplice, migliaia di film americani sarebbero dei capolavori (sul fatto poi che delle grandi multinazionali facciano prodotti antisistema sarebbe interessante discuterne, ma lasciamo perdere...).

Qualcun altro dirà che è questa l'America che molti di noi amano, quella dei ribelli, dei perdenti che lottano per un sogno che non si chiama profitto, della libertà e degli spazi incontaminati, contrapposta a quella politico-affaristica che tanto male ha fatto al proprio Paese. Anche qui, non sarebbe certo una follia (tra Woody Guthrie e Bush, non è difficile scegliere), ma non è questo che mi può convincere più di tanto, visto che sono una persona che ha abbandonato la lettura di Sulla strada dopo trenta pagine e che di certo non mollerebbe tutto per andare in Alaska (o in qualsiasi altra meta).

La realtà è che, come succede spesso in campo culinario, le cose che ami di più sono quelle che in teoria non ti dovrebbero piacere. Se qualcuno riesce a farti apprezzare sapori che generalmente rifiuti, allora vuol dire che c'è qualcosa di magico nel suo piatto. Quello che ho amato di questa storia è stato principalmente il fatto che l'eroe della storia non è tale. Nel senso che non tutto quello che fa è perfetto, anzi talvolta risulta anche stupido (perché bruciare dei soldi se poi devi lavorare per poter arrivare in Alaska?). Quello che conquista (non solo del personaggio principale) è il fatto di mostrare delle persone complesse, che magari sbagliano, ma che cercano di prendere una loro strada, a dispetto di tutto e tutti. E, così facendo, mostrano un'umanità inconsueta nel cinema americano moderno, al di fuori di formule standard e di banalità varie.

In questo, Sean Penn mostra di aver imparato perfettamente la lezione dei grandi cineasti statunitensi degli anni settanta: storia appassionanti e personaggi veri, senza preoccuparsi troppo del botteghino (che, in effetti, non sta dando le soddisfazioni che il film meriterebbe di avere). D'altra parte, la sua maturità è ormai evidente nel modo in cui giostra bene le sue scelte di regia che, nonostante non siano mai banali, non risultano neanche fuori luogo o eccessive. E che dire del cast che ha scelto? Semplicemente perfetto, con degli attori straordinari (Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Catherine Keener, Vince Vaughn) anche in piccole parti. Ma, ovviamente, è Emile Hirsch che regge tutto il film, creando un personaggio straordinariamente complesso e variegato, che conquista il cuore e rimane nella memoria. Se l'Academy riuscirà a non nominarlo, almeno speriamo che tutto sia dovuto ad un'annata interpretativa straordinaria.

Insomma, che dobbiate andare a vedere questo film è ovvio. Il consiglio è quello di leggere meno possibile sulla storia vera del protagonista e di evitare con cura gli spoiler che i sempre loquaci giornalisti italiani ci propinano. Sarebbe veramente un peccato...

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