Who is America? 1x02, la recensione

La nostra recensione del secondo episodio di Who Is America?, la nuova serie di Sacha Baron Cohen

Critico e giornalista cinematografico


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Dove sta andando a parare Sacha Baron Cohen?

La seconda puntata di Who Is America conferma che il cuore del programma è il colonnello Erran Morad, il personaggio dell’agente dell’antiterrorismo israeliano, la maschera più bieca tra quelle interpretate dal comico nelle sue interviste (vere) su temi (finti). È lui quello che invece di proporre alle controparti qualcosa che rifiutino, li imbocca con una dose eccessiva di quello che desiderano sentirsi dire. Cosa sia l’America Baron Cohen lo vuole svelare non per contrasto ma per assonanza.

Morad è Baron Cohen allo stato puro, il personaggio che suscita il peggio delle persone con gentilezza e fermezza, che non ha bisogno di molte punchline perché il lavoro lo fanno gli intervistati. Stavolta tocca a un doppio attacco, ovviamente a due repubblicani: prima il rappresentante dello stato della Georgia, Jason Spencer, e poi un’intervista a Dick Cheney, vice presidente negli anni di Bush jr. e longa mano di diverse guerre americane in Afghanistan e Iraq.

Tutto è infantilmente improntato sul pene ma mostra bene come ci sia una sorta di follia intorno al tema della guerra e del terrorismo.

Al primo Morad propone di sponsorizzare per le sue videocamere un corso di difesa e controllo dei terroristi. Uso del selfie stick per fotografare sotto la tunica dei Burqa e capire se ci sia un uomo invece di una donna ma anche attacchi di sedere per spaventare i terroristi notoriamente omofobi. Al secondo invece propone diversi giochi di parole con il suo diminutivo Dick (che vuol dire anche “cazzo”), oltre a fare divertite domande sulle guerre, la tortura e chiudere con l’autografo sul suo kit personale di waterboarding. Tutto accettato con buona lena da Cheney che non esagera come il suo intervistatore ma accetta quella visione gioiosa della guerra e dell’omicidio.

Il tema portante della puntata sembra essere stato la mancanza di agenti e uffici stampa degli intervistati. Come sia stato possibile che Dick Cheney autografasse un kit per water boarding o che abbia accettato di raccontare “Quale delle guerre che ha fatto partire è la sua preferita”?

Ma anche un altro segmento che introduce un nuovo personaggio, Gio Monaldo, un miliardario e fotografo italiano con un programma su Canale 5 (di cui vediamo la sigla in italiano proprio), intervistare una star di The Bachelor, Corinne Olympios, e convincerla, per il bene delle foto e dell’intervista, a fingere di essere stata in Africa dai malati di Ebola, alzando l’asticella delle menzogne dette sul suo soggiorno durante l’intervista.

Corinne Olympios farà anche pubblicità per un programma che consente di adottare bambini soldato, pagando per il loro allenamento che li renda soldati migliori. Anche qui, come è possibile che non ci sia stato nessuno a fermare tutto, che nessuno abbia seguito questa fuoriuscita di un personaggio televisivo che vive di immagine e pubbliche relazioni? La mancanza di minaccia percepita, il fatto che gli intervistati ritengano di essere in un territorio a loro familiare, è probabilmente la chiave.

È chiaro che è questo il regno in cui prospera il programma e in cui si incunea Sacha Baron Cohen: nel desiderio di apparire di certi talent, nel desiderio di essere rilevanti, spingendo alle estreme conseguenze ciò che sono disposti a fare e dire senza controllare fonti o veridicità di ciò che gli viene detto.

Gli altri due segmenti non avranno a che vedere con questo e saranno un po’ più mosci. Prima c’è il tributo ai democratici, il momento in cui Billy Wayne Ruddick Jr., il debunker repubblicano pro-Trump cerca di convincere un democratico Ted Koppel che all’inaugurazione della presidenza Trump c’era più gente che a quella di Obama con foto photoshoppate malissimo, e poi il liberal Dr. Nira Cain-N'Degeocello che viaggia in Arizona e raduna un comitato di abitanti del paesino di Kingman per proporre loro la costruzione della più grande moschea del mondo. La reazione dei locali sarà furiosa e ben riassumibile nella frase di uno di loro “Adesso ho capito perché per venire qui avete insistito che le armi non erano benvenute”.

Ma si tratta di momenti più ordinari, provocatori e più ascrivibili alla semplice candid camera in cui qualcosa di irricevibile viene somministrato a chi è chiaro che non lo tollererà. Più sottile è invece Sacha Baron Cohen quando imbocca l’intervistato con una dose eccessiva proprio di quello che vorrebbe ricevere.

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