Who is America? 1x01, la recensione

Abbiamo recensito il primo episodio di Who is America?, la nuova comedy di Showtime con Sacha Baron Cohen

Critico e giornalista cinematografico


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In una settimana Sacha Baron Cohen ha annunciato e messo in onda il suo nuovo show, Who Is America?, più elaborato, complesso e ambizioso ma perfettamente in linea con quello che lo rese famoso, Da Ali G Show. Il format è quello che Baron Cohen porta avanti da tutta la sua carriera, la versione evoluta delle candid camera in cui la videocamera è esposta e i soggetti pensano di parlare seriamente con persone vere invece che con personaggi satirici interpretati da Baron Cohen. L’obiettivo è far ridere lasciando emergere l’assurdo da conversazioni e interazioni che Cohen riesce a guidare (complice la scelta dei soggetti) su territori impensabili.

Solo nella prima puntata di Who Is America?, 28 minuti circa andati in onda su Showtime, 4 personaggi diversi discutono e provocano sul tema delle armi (da dare in mano a bambini di 3 anni), sulla tolleranza tra visioni politiche diverse, sulle fake news e infine sull’arte moderna. Non solo gli esiti dei 4 segmenti sono diversi ma gli scopi appaiono diversi. Cohen ha sempre preso di mira persone famose e politici ma stavolta la questione è di militanza.

Sembrava impossibile vedere un altro show simile da Sacha Baron Cohen dopo che il format e il suo volto sono diventati famosi con film come Borat, Bruno e Il Dittatore, dopo che è finito più volte ospite in trasmissioni televisive senza trucco e dopo che la sua modalità di intervista e satira è diventata nota. Invece Who Is America? mostra che non è così, ed è quello che più stupisce. Non solo l’ignoranza in fatto di media degli intervistati, ma anche l’ingenuità di farsi prendere in una conversazione di quel tipo sapendo che viene registrata e poi mandata in onda.

Sacha Baron Cohen appare da subito in forma smagliante, lo show è scritto benissimo e ha quella caratteristica davvero rara di far ridere. Parecchio. Ma ha anche una dinamica interna che impedisce la noia. Quello che sposta di continuo l’asse in Who is America?, dandogli grande vitalità, è chi stia portando la maggior parte delle battute. Quando Baron Cohen interpreta un complottista repubblicano che lotta contro i media nella conversazione con l’indipendente Bernie Sanders è lui a portare le battute, lui fa ridere con quel che dice e quel che propone. Sanders invece, sbigottito e allarmato, al massimo fa sorridere per come tenti di non perdere le staffe. È uno scherzo, alla fine, in cui come sempre con gli scherzi televisivi conta di più quanto faccia ridere chi lo porta della reazione della vittima.

Stessa cosa avviene nel secondo segmento il cui personaggio è un’esilarante integralista democratico cisgender e bianco (“cosa per la quale chiedo scusa” dice la sua voce nell’introdurre l’intervista) e le vittime sono dei supporter repubblicani che si vedono sciorinare da lui pratiche salutiste, naturiste, eque e solidali oltre il normale con comprensibile sgomento. Sacha Baron Cohen fa ridere effettivamente, le sue invenzioni e il timing delle punch-line è fantastico, ma è sempre lui a catalizzare il divertimento. Chi siano gli intervistati conta pochissimo perché hanno reazioni normali viste le loro idee.

Il discorso inizia a cambiare quando interpreta un ex carcerato in una galleria d’arte, portatore di alcuni quadri da lui dipinti con le sue feci, sangue e sperma. La rievocazione di come li abbia dipinti è una continua sorpresa e un rilancio di situazioni esilaranti, la reazione della gallerista imbarazzata ma interessata però fa da contraltare fornendo un ugual numero di gag (involontarie ovviamente). Interessata alla cosa accetterà anche di tagliarsi dei peli pubici per la sua arte. È davvero una testimonianza del potere dei media, capaci di far fare e dire qualsiasi cosa alla gente e dall’altra come basti davvero poco, la condiscendenza di un intervistatore e una spintarella, per far perdere alle persone (ed è più clamoroso con i politici che di idee vivono) la patina di presentabilità delle loro idee scoprendo un abisso di estremismi.

È quello che infine accade nel quarto e più discusso segmento, quello in cui le gag le portano gli intervistati più dell’intervistatore, di certo l’arte che Cohen padroneggia meglio di tutte nonchè la più raffinata. Perché non è complicato né difficile per un comico superare la linea di cosa sia accettabile dire, fare o proporre, è quello che fanno, fa parte del meccanismo di ribaltamento del grottesco. Difficile è semmai far superare quella linea agli altri, senza dirgli di essere all’interno di uno spettacolo di intrattenimento ma lasciandogli credere di essere dentro uno informativo.

Nei panni di un esperto dell’antiterrorismo israeliano Baron Cohen dialoga con diversi appartenenti alla lobby delle armi, tutti politici, molti dei quali con un posto al senato. A loro propone, spiega e chiede di supportare una proposta di legge per insegnare ai bambini tra i 3 e i 10 anni a maneggiare le armi, così che possano difendersi da sé in luoghi come la scuola. Qui il repertorio di assurdità sciorinate è altissimo e la condiscendenza, l’approvazione palese o in certi casi il rilancio da parte degli intervistati è clamoroso ed esilarante.

Accade spesso in molti altri programmi con interviste realizzate per strada che gli intervistati svelino visioni estreme o grande ignoranza rendendosi ridicoli. Ma si tratta di persone ignare e analfabete di media ed audiovisivo, che non si rendono conto di cosa possa accadere con un video né di come quel che dicono potrebbe essere usato o di come risulterà una volta montato con altre dichiarazioni, di come cioè potrebbe essere manipolato. Per questo quel che stupisce di Who Is America? è l’ignoranza in fatto di media e di manipolazioni di persone che vivono in questo mondo. Dopo una carriera come quella di Sacha Baron Cohen, dopo il fiorire online di video in cui gli intervistati sono messi alla gogna, dopo le conseguenze che vediamo continuamente della scarsa attenzione a cosa si dice e come lo si dice, vedere ancora figure così rilevanti compiere errori simili è incredibile.

Bisogna capire come proseguirà Who Is America? (gli episodi previsti sono 7 e non si fa fatica a credere che per realizzarli ci sia voluto un anno) ma se la prima puntata è un indizio, è che Baron Cohen per la prima volta ha deciso di mettere al servizio di qualcosa la propria comicità, il proprio stile e le proprie caratteristiche. Docile con Sanders, cattivo ma con bontà verso i democratici, non ha pietà quando è il momento di affrontare i repubblicani duri e puri. Ha Trump nel mirino, le idee di cui si è fatto portatore declinate in altre persone sono il nemico con cui si scontra e una strana forma passivo-aggressiva di condiscendenza la sua arma. Fingersi d’accordo per elicitare il peggio.

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