Where the Water Tastes Like Wine, la voce dell'America più profonda - Recensione
Un viaggio alla ricerca di racconti: la recensione di Where the Water Tastes Like Wine
In Where the Water Tastes Like Wine è ovviamente diverso il motivo per il quale ci si mette in viaggio, e quel motivo evidenza fin da subito il surreale del quale il videogioco sviluppato da Dim Bulb Games e Serenity Forge è intriso: una partita di poker persa costringe un misterioso viandante a mettersi in viaggio, alla ricerca di storie da raccontare al vincitore, colui che da quel momento ne controlla la vita, un inquietante uomo lupo. E a quello che scopriamo essere uno scheletro con il classico fagotto legato ad un bastone si apre un'America sconfinata, pronta per essere scoperta, partendo dal Maine, lo stato nel quale si inizia l'avventura e finendo chissà dove, passando per chissà quali posti, perché al viaggiatore viene data totale libertà nello spostarsi da un luogo all'altro.
Più che di un viaggio si tratta di un vagabondaggio, d'altronde lo scheletrico viandante è chiaramente un hobo, le icone presenti sulla mappa, che indicano luoghi nei quali raccogliere storie, tirare su due soldi, riposare e altro ancora, non dettano la progressione, la stimolano, e ogni volta che se ne sceglie una al posto di un'altra si appunta mentalmente quella scartata, perché c'è voglia di scoprire cosa nasconda, quali personaggi vi si incontreranno, quale vicenda sia pronta a raccontare. Quella mappa così vasta ma anche così piena di storie da raccogliere coinvolge il giocatore a livello emotivo: a volte gli basta anche solo camminare lentamente, accompagnato dai brani di una colonna sonora eccellente, che sa di country, folk e blues, di chitarre e steel guitar, poi preso dalla curiosità eccolo svoltare verso un luogo che gli ispira qualcosa; può persino entrare nelle grandi città, perché da quei luoghi rimane all'inizio affascinato, poi non vede l'ora di rimettersi in viaggio, verso la dimensione ideale della provincia: proprio come un vagabondo.
[caption id="attachment_182489" align="aligncenter" width="1920"] Alcuni eventi sono decisamente surreali[/caption]
C'è un meccanismo di progressione, in Where the Water Tastes Like Wine, raccogliere storie per raccontarle a vari personaggi (doppiati ottimamente, così come il narratore) che si spostano in giro per l'America e che ogni volta ne chiedono di nuove, riguardo diversi temi, ed è il modo attraverso il quale il gioco, mano a mano, si completa, quel piccolo tocco ludico che dà uno scopo al giocatore. Ma non è quello che conta. Quello che conta è vagabondare, ascoltare, godere della varietà e della bellezza dei racconti, dell'umanità che li esprime, e anche del mistero. È la voce della provincia quella che si ascolta, ancestrale e saggia, superstiziosa e genuina, che parla di comunità e tradizione, è la voce di un mondo che nel gioco e nella realtà è ancora capace di parlare a chi abbia orecchie per ascoltare.