Where Is Anne Frank, la recensione | Cannes 74

Pieno di scelte difficili che non pagano e nemmeno realizzato a dovere, Where Is Anne Frank è un film d'animazione per bambini troppo sempliciotto

Critico e giornalista cinematografico


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Where Is Anne Frank, la recensione | Cannes74

Ari Folman è in missione e non vede altro che il suo obiettivo. La sua missione è di sensibilizzare sulle condizioni in cui vivono i migranti in molti paesi Europei, sul significato dell’accoglienza e sull’eredità dell’Olocausto oggi. La maniera in cui vuole riuscire in questo è prendendo la storia contenuta in Il diario di Anna Frank, riraccontandola a beneficio di un pubblico di persone che non la conoscono e unendo ad essa un parallelo sul presente.
Non solo è rischioso il parallelo che fa tra Olocausto e migranti. Non solo lo fa con molta superficialità e senza approfondire o circostanziare i punti di contatto, trincerandosi dietro un film palesemente per un pubblico di bambini e ragazzi. Ma lo fa anche pochissima saggezza narrativa.

Semplificando e adattando la vera storia ad opera infantile in Where Is Anne Frank, sceglie ad esempio di trasformare i soldati nazisti in mostri non diversi dalle masse generiche di cattivi dello spazio che popolano i cinecomic. Esseri senza vita, tutti uguali, tutti spaventosi, levando così a quei personaggi il loro statuto di persone realmente esiste, negando una delle caratteristiche più clamorose del nazismo, cioè che erano persone come le altre a compiere quegli atti. Ma non solo questo, sceglie anche di trascurare il character design inseguendo un’impossibile plausibilità pupazzosa che svilisce la fantasia e di certo non gioca a favore della concretezza di una storia di fantasia (quella ambientata nel presente, con Kitty, il personaggio immaginario del diario di Anna Frank, che prende vita e aiuta i migranti).

Privo di un bel character design e anche animato in modi non proprio eccezionali (l’unica bella scelta sembra quella di aver optato per personaggi 2D in ambienti 3D che mantengono le proporzioni della vera casa di Anna Frank), Where Is Anne Frank perde sia il realismo fantasioso di Valzer Con Bashir, che la totale follia perturbane in stile Fleischer di The Congress. Usa l’animazione ma non la sfrutta davvero, cioè non si avvale, come faceva invece Valzer con Bashir, della possibilità di creare qualcosa di fantasioso su una storia vera.

Infine, dettaglio più grave di tutti, il film è così insicuro di riuscire ad essere compreso nel suo intreccio da tutto il proprio pubblico di riferimento che preferisce spiegargli ogni cosa di continuo. Spiegargli chi sia Kitty, quale sia la sua natura (personaggio del libro uscito da esso), come sia legata ad esso (è viva solo quando vicina al libro), chi la possa vedere, dove e quando. Tutto a parole, quando la natura stessa di quel che deve spiegare può essere facilmente illustrata visivamente. È il segno più evidente di un film che ha un messaggio da enunciare e tiene al fatto che questo sia chiaro più di quanto non tenga ad essere realizzato a regola d’arte.

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