When They See Us: la recensione
La recensione di When They See Us, la miniserie di Ava DuVernay che racconta il caso di ingiustizia nei confronti dei Central Park Five
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Nel 1989 una jogger è vittima di uno stupro a Central Park. Quella stessa notte cinque minori afroamericani sono arrestati e sottoposti a interrogatori, anche in violazione dei loro diritti garantiti. Dopo essersi proclamati più volte innocenti – come in effetti sono – ognuno di loro crolla accettando di confessare il crimine mai commesso. Inizia il calvario sotto la pressione dell'opinione pubblica, e quindi il processo, il carcere, il duro ritorno alla vita normale. Ai volti dei protagonisti si affiancano quelli di attori più noti in ruoli marginali: Vera Farmiga, Felicity Huffman, Joshua Jackson, Michael K. Williams, John Leguizamo.
L'ingiustizia subita dai protagonisti in When They See Us è talmente enorme e smaccata da divorare la narrazione della storia, da smussare le asperità nella caratterizzazione dei protagonisti, vittime prima che individui. Tra i personaggi secondari fanno parzialmente eccezione i due interpretati da Vera Farmiga e Michael K. Williams, più inafferrabili e complessi degli altri, e quindi più interessanti. Non è un caso che l'episodio nettamente migliore sia il secondo, quello che racconta le fasi processuali, forse l'unico in cui la scrittura si esalta nella diversa gestione della linea di difesa e di accusa, e quindi nell'elaborazione del racconto. In ambito seriale, era ad esempio qualcosa che invece riusciva benissimo a The People vs. O.J. Simpson, che fondeva bene cronaca reale, scrittura appassionante e libera, gestione dei temi (al cinema invece un esempio positivo potrebbe essere Nel nome del padre).
Preso atto di questa lettura, la miniserie trova un suo senso e ci si può abbandonare più liberamente al suo cuore emotivo.