What We Do in the Shadows 1x01 "Pilot": la recensione
Il film di Taika Waititi, What We Do in the Shadows, diventa una divertente comedy in stile falso documentario sui vampiri: la recensione del pilot
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Il punto di vista delle telecamere si sposta su una casa in cui vive un gruppo di vampiri. C'è Nandor, un vampiro che ha discendenze ottomane e ritiene di essere il leader del gruppo; c'è la coppia formata da Laszlo e Nadja, quest'ultima invaghita di un umano che potrebbe essere la reincarnazione di un suo vecchio amore; c'è il famiglio di Nandor, Guillermo, continuamente vessato dal suo padrone; e infine c'è Colin, un vampiro energetico, che risucchia la voglia di vivere dalle sue vittime semplicemente ammorbandole di chiacchiere. I vampiri ci raccontano la loro vita, la loro routine, la difficile sopravvivenza per le creature immortali in un 2019 che certo non è facile da dominare come i secoli passati.
Jamaine Clement, che interpreta sempre su FX il personaggio di Oliver in Legion, torna a scrivere il progetto – che aveva ideato insieme a Waititi – e si vede. Per chi ha visto il lungometraggio, questa serie ne rappresenta un degno e fluido seguito ideale. Ci sono gli stessi tempi comici, le stesse atmosfere, lo stesso tipo di scrittura. Che funziona. Come dicevamo, forse addirittura meglio rispetto al film, proprio perché lo show vive di improvvise intuizioni e momenti brillanti, e si presta di meno ad un intreccio più elaborato. Il film originale riprendeva vari riferimenti dall'immaginario vampiresco, soprattutto legato ai film, cosa che anche la serie fa. Per fare un esempio, il nome di Nadja sarebbe ispirato all'omonimo film del 1994 di Michael Almereyda, ma viene citato anche Intervista col vampiro.