What/If (prima stagione): la recensione

La recensione di What/If, la serie thriller distribuita da Netflix con Renée Zellweger, ispirata al film Proposta indecente

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Quando il punto di riferimento passa da Il conte di Montecristo a Proposta indecente, non ci si può aspettare nulla di sottile. Ma il problema di What/If di Mike Kelley (autore appunto di Revenge) è che non è nemmeno così superficialmente appagante come l'approccio soap-thriller (trash?) vorrebbe suggerire. Si tratta di una maldestra variazione, mai erotica, sensuale o passionale, su territori che Netflix aveva già provato a esplorare con Gypsy, e con uguale esito negativo. Una Renée Zellweger nell'inedita veste di femme fatale prova a rovinare l'esistenza ad una coppia felice. Mentre capiamo a poco a poco le sue motivazioni, la storia alterna alla vicenda principale altre due storyline spente: risultato è un caos tedioso e sopra le righe al tempo stesso.

Lisa e Sean Donovan (Jane Levy e Blake Jenner) sono una coppia felice, nonostante le proprie difficoltà economiche. Lei cerca di trovare finanziamenti per una startup sulle ricerche biomediche, lui è un ex promessa del baseball-paramedico-barman-aspirante pompiere. Entrano in contatto con l'inafferrabile miliardaria Anne Montgomery, che accetta di finanziare lei in cambio di una notte con lui. Accettata la proposta, dal mattino seguente il rapporto tra la coppia si incrina, emergono segreti dal passato, ed entrambi finiscono nella rete di Anne.

Questa è la storia principale, a cui si affiancano altre due trame, legate alla principale dal solo fatto che i personaggi si conoscono. Ci sono Angela e Todd, una coppia sposata in cui lei ha una relazione con un chirurgo di nome Ian. E ci sono Lionel e Marcos, anche loro alle prese con problemi di coppia.

What/If tende all'esagerazione esasperata e, speriamo, consapevole. Diamo volentieri il beneficio del dubbio su quest'ultimo punto, ma rimane il fatto che la serie di Mike Kelley non è mai così divertente come vorrebbe essere. O particolarmente ben realizzata. Le tre storie non funzionano mai come un racconto unico, né come racconti a se stanti. La storyline principale si incarta su se stessa nella parte centrale, trascinandosi stancamente fino ad una risoluzione in cui qualunque rivelazione o scelta è plausibile, perché nulla è stato costruito. E se la storia non poggia su nulla, non riesce ad essere appassionante, anche nella sua dichiarata leggerezza.

La scrittura è molto indulgente con Anne, Lisa e Sean, personaggi mediocri e irritanti per i quali dovremmo provare pena o interesse. Ma lo è ancor di più nei confronti degli altri personaggi. Che non sono esattamente secondari. Si tratta di co-protagonisti che corrono paralleli alla vicenda principale, percorrendo sentieri insensati in cui si raggiungono picchi di drammaticità fuori luogo e senza peso specifico. La vicenda di Marcos e Lionel non ha motivo di essere raccontata, quella di Angela e Todd prende una direzione talmente esagerata e improvvisa che sembra quasi provenire da un altro show entrato per caso in una storia che non gli appartiene.

Una Renée Zellweger sopra le righe, che probabilmente si è divertita molto con il ruolo, sembra aver capito in che tipo di show si trova, quando tutti gli altri – ma è anche un discorso di script – cercano una seriosità non supportata dalla storia. Quando siamo con lei, emerge ciò che What/If avrebbe potuto essere. In tutti gli altri momenti c'è solo perplessità.

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