What If...? 1x01/1x02: la recensione

I primi due episodi di What If...? ci presentano Captain Carter e T'challa nei panni di Starlord, definendo l'approccio leggero della serie

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Tra le punte di diamante del genere supereroistico che sono arrivate sul grande schermo negli ultimi anni ci sono senza dubbio Spider-Man: Un Nuovo Universo e LEGO Batman - Il Film (ai quali aggiungiamo anche il guilty pleasure Teen Titan Go! - Il film), ma quando è il momento di fare classifiche spesso le pellicole d'animazione non vengono nemmeno prese in considerazione, relegate in fondo al cassetto impolverato della memoria. Così come avviene agli Oscar, per molte persone i film animati appartengono a una categoria a sé stante e gli appassionati del genere da sempre cercano di far svanire questa diffusa idea di sudditanza nei confronti del cinema live-action. È una sfida che la Disney conosce bene: la major è nata quasi un secolo fa come studio d'animazione e a lungo i disegni in movimento sono stati il suo principale simbolo. Ma negli ultimi vent'anni gli equilibri interni hanno inevitabilmente attraversato una rivoluzione, in seguito all'acquisto dei due brand cinematografici di maggior successo della storia del cinema: Star Wars e Marvel.

Per quanto riguarda i cavalieri Jedi la Disney ha ereditato un'imponente serie animata, ma ha trovato a posteriori il modo di non farla passare come un prodotto minore: è stato sufficiente integrare i personaggi e le sottotrame nelle nuove serie live-action, così da invogliare i fan di The Mandalorian a recuperare le avventure di Ahsoka e dell'assedio di Mandalore. Con l'Universo Cinematografico Marvel lo studio decide invece di realizzare l'operazione inversa: portare gli attori in carne e ossa nel mondo disegnato, utilizzando la loro immagine e la loro voce, così da comunicare allo spettatore che si trova al cospetto di un prodotto equiparabile a tutti gli altri visti finora.

Tempo, spazio e realtà non hanno un andamento lineare, formano un prisma di infinite possibilità in cui ogni scelta può diramarsi in realtà infinite, creando mondi alternativi a quelli già conosciuti.

L'incipit dei singoli episodi di What If...? ci ricorda i prologhi di serie televisive come Ai confini della realtà e Alfred Hitchcock presenta. È una perfetta introduzione per un prodotto antologico che -per quanto ne sappiamo finora- si concentra unicamente su trame verticali, offrendo storie slegate tra loro con protagonisti sempre differenti; è la formula dell'omonima testata a fumetti con cui la Marvel ha esplorato numerosi scenari, originali e bizzarri. Cosa succederebbe se i Fantastici Quattro non avessero ottenuto i loro poteri? Cosa succederebbe se Thor diventasse l'araldo di Galactus? Cosa sarebbe successo se Wolverine avesse vestito i panni del Punitore e combattuto i gangster nell'America degli anni '20? Cosa succederebbe se Norman Osborn ottenesse il Guanto dell'Infinito?

What If...?La serie animata percorre una strada simile, applicando l'effetto sliding doors a momenti cruciali dei film dell'UCM. Il primo episodio ci mostra una Peggy Carter alla quale viene iniettato il siero del super soldato, pronta a combattere in prima linea durante la II Guerra Mondiale, nonostante l'iniziale parere contrario dei suoi superiori. Il tema del woman empowerment viene però liquidato rapidamente e la puntata si concentra sulle varie differenze di questo scenario alternativo, esplorando quali sviluppi si sono verificati a causa del butterfly effect. È un meccanismo narrativo stuzzicante in grado di giocare con lo spettatore curioso, per tutti i 30 minuti della puntata: dopo le origini di Capitan Carter, cosa avranno fatto gli altri personaggi che gravitavano attorno a Steve Rogers?

Gli autori sono riusciti a trovare un equilibrio perfetto, riproponendo ingredienti conosciuti ma senza adagiarsi sul mero esercizio di stile. Ci sono volti noti e nuove minacce, eventi e inquadrature che riecheggiano qualcosa di già visto ma anche diverse sequenze inedite. Unica perplessità per Bucky Barnes, che nella sua versione animata più di Sebastian Stan ci ha ricordato Chris Pine, uno dei rari casi in cui non è stata resa giustizia all'interprete in carne e ossa.

Il secondo episodio di What If...? ci trasporta nel primo film dei Guardiani della Galassia, ma stavolta Yondu invece di Peter Quill ha rapito T'Challa; se lo scambio Peggy Carter/Steve Rogers sembrava più plausibile per le circostanze dell'evento, qui l'assunto iniziale appare più forzato (di tutte le persone che il leader dei Ravagers poteva prelevare sulla Terra, proprio un altro bambino che sarebbe diventato uno dei più importanti supereroi?). Forse però questa scelta narrativa ci permette di proseguire la visione della serie nella giusta ottica: gli autori stanno mescolando i nostri giocattoli preferiti per creare gli sviluppi più divertenti possibili, nello stesso modo in cui il bambino di The LEGO Movie faceva interagire Superman, Han Solo, Gandalf e Abrahm Lincoln.

What If...?T'Challa è sempre stato un personaggio ammantato da una certa gravitas e in qualche modo strappa un sorriso pensare che l'ultima interpretazione di Chadwick Boseman sia stata questa versione così leggera e scanzonata. Il suo Star-Lord si trova di fronte a un contesto molto diverso da quello che conoscevamo, riservando alcune sorprese esilaranti; ci sono alcuni elementi dell'UCM che alcuni fan potrebbero ritenere sacri e intoccabili, qui portati su un piano decisamente più faceto, altro segnale di come non ci sia l'intenzione di prendersi troppo sul serio. Forse un episodio meno raffinato del precedente dal punto di vista della trama, ma riesce a inanellare tanti momenti che strappano una risata.

Le animazioni di What If...? hanno una qualità che fa scomparire qualunque perplessità potesse essere sorta dai trailer. La grafica in cel-shading è uno strumento perfetto per portare avanti un'estetica realistica basata sugli attori originali, senza limitare l'espressività dei personaggi ma rendendola più cartoonesca. Ci sono alcuni -pochi- momenti in cui si ha l'impressione di osservare "solo" una buona scena d'intermezzo di un videogioco, ma per il resto la tecnica utilizzata valorizza i movimenti dinamici e gli occhi sgranati dei protagonisti. Negli ultimi anni abbiamo visto l'animazione tradizionale e quella in computer grafica trovare modi nuovi per contaminarsi (basti pensare al corto Paperman o al film Klaus - I segreti del Natale), siamo convinti che anche questa serie sia un altro valido tassello in grado di dimostrare come i due linguaggi non dovrebbero farsi concorrenza ma dialogare tra loro.

Nei fumetti i What If...? sono stati una palestra nella quale gli autori hanno potuto sperimentare cose nuove e la casa editrice ha sondato i gusti del pubblico; tra le varie storie, alcune sono poi state ripescate e approfondite, basti pensare al mondo di supereroi zombi e al futuro alternativo con la figlia di Peter Parker che hanno dato vita a veri e propri universi alternativi proseguiti per anni. Non ci stupirebbe se ora i Marvel Studios tentassero una strategia simile, con gli episodi di maggior successo "promossi" con un secondo capitolo nelle stagioni successive, oppure con uno spin-off o addirittura la trasformazione in live-action di qualche personaggio. Ora che i cancelli del Multiverso sono stati aperti, tutto è possibile.

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