Westworld: la recensione dei primi quattro episodi in anteprima
Robot e umani, pistoleri e scienziati, western e fantascienza: questo è Westworld, l'attesissima serie HBO, che nei primi quattro episodi riesce a rispettare le aspettative
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Nei più di quarant'anni di distanza tra la serie e il film originale ricade infatti tutta la differenza di un approccio che sposta interamente il focus tematico, ma anche quello narrativo, dall'uomo ai robot. Se nel prodotto originale gli uomini erano senza dubbio il centro drammatico dell'azione, e i robot erano strumenti senz'anima al servizio di una critica sociale, qui la prospettiva si ribalta. Sono i sospiri delle macchine a tenerci incollati alla storia, sono le loro lacrime di disperazione a far scattare l'empatia. Robot più umani degli umani, perché deboli, sottomessi, schiavi, anche se inconsapevoli. La domanda è: a che punto l'imitazione di una personalità umana diventa così riuscita da meritare dei diritti? Arriva un punto di rottura in cui la creatura può avanzare delle pretese nei confronti del suo creatore?
Nessun tema o riflessione di Westworld è nuovo, anzi è tutto abbastanza collaudato, ma è interessante vedere come certe strutture narrative non invecchiano, o trovano sempre una nuova via per colpire emotivamente. La serie di Jonathan Nolan – ma c'è anche la mano di J.J. Abrams come produttore – sceglie quello dei canoni più noti del genere western. Con i suoi saloon, le strade polverose, il grilletto facile dei pistoleri, i grandi scenari. Certo, non si può dire di vedere un western compiuto, ma trattandosi di un'imitazione a uso e consumo dei clienti paganti, probabilmente è giusto così: il genere principale rimane senza dubbio la fantascienza. Questo può creare una certa abitudine nel momento in cui la morte stessa viene disinnescata – in fondo basta ripararli – ma la tensione della storia non si scioglie mai, grazie a un ritmo in crescita nei vari episodi. Da sottolineare anche la violenza visiva: il sangue non viene risparmiato.
Il pilot di Westworld è molto diverso dagli altri episodi, ed è la puntata che potrebbe far storcere il naso a qualche spettatoreIn questo senso il pilot di Westworld è molto diverso dagli altri episodi, ed è la puntata che potrebbe far storcere il naso a qualche spettatore. Questo perché, nonostante la durata più lunga, è molto accentrata e intima, quasi ripetitiva in alcune dinamiche e gesti che servono a ricordarci la ritualità e la routine della grande attrazione: potremmo definirlo un grande prologo all'intera serie. Prova ne è il fatto che già l'incipit del secondo episodio, nel quale arriveranno i personaggi di William e Logan (Ben Barnes), ha più il sapore di un inizio di storia. Da quel momento in avanti la vicenda diventerà più interessante, le maglie della narrazione si apriranno, i personaggi diventeranno più strutturati. Su tutti la signora Maeve Millay (Thandie Newton).
Da un punto di vista metanarrativo Westworld fa scattare poi un'altra chiave di lettura. Quella di uno show nello show, in cui gli sceneggiatori sono gli stessi scienziati, che costruiscono delle storyline per i robot, qualcosa che deve aiutare la sospensione dell'incredulità dei clienti e aumentare la verosimiglianza del mondo. E le storie che costruiscono non sono tanto diverse da quelle che, a monte, uno sceneggiatore vero potrebbe immaginare. Con l'unica, enorme differenza che noi spettatori della serie vogliamo un'evoluzione delle storie e dei personaggi, mentre un visitatore del parco si accontenta di un eterno presente che sappia convincerlo della finzione a cui partecipa.
Se applichiamo questo filtro all'intera costruzione dei personaggi robotici, allora tutto cambia. Quella luce e quel fuoco che dicevamo all'inizio contrastano con una nuova "umanità" la freddezza e l'apatia delle stanze di ricerca, buie e claustrofobiche. Ed è indubbio che anche visivamente le macchine siano più interessanti, anche solo per l'azzurro del vestito di Dolores e i suoi lunghi capelli biondi, o per le cicatrici di Armistice (Ingrid Bolsø Berdal). E poi c'è il personaggio interpretato da Ed Harris: fa un certo effetto vederlo qui, lui che in The Truman Show era il dio di un mondo artificioso e falso.
Quindi grandi scenari, un ottimo cast, un valore produttivo indubbiamente alto, che si uniscono ad una storia che riesce a catturare e a costruire un interesse drammatico intorno a tematiche trattate con intelligenza. Westworld mostra tutte le premesse per un grande racconto di fantascienza televisivo.
Westworld andrà in onda su Sky Atlantic HD in contemporanea con gli Stati Uniti alle 3 del mattino del 3 ottobre, e poi in replica la sera alle 21 in versione sottotitolata in italiano. Il primo episodio verrà presentato in occasione del Roma Web Fest il 30 settembre alle 16 presso il Maxxi.