Westworld 2x03 "Virtù e Fortuna": la recensione
La recensione del terzo episodio stagionale di Westworld
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E lo è anche alla luce dell'incipit particolare della puntata. Viene svelato un secondo parco. No, non è ShogunWorld. Si tratta di RajWorld (The Raj), il mondo dell'India coloniale britannica. Ci ricolleghiamo quindi direttamente al ritrovamento della tigre del bengala del primo episodio, recuperandone le cause dell'arrivo a Westworld e introducendo un nuovo elemento nella trama. Si tratta di una donna di cui non viene rivelato il nome, in cerca di avventure nel parco dei divertimenti, che viene sorpresa, come gli altri ospiti, dall'improvviso malfunzionamento. Nel suo caso viene sperimentata anche l'aggressività latente della tigre, che la insegue fino a precipitare con lei in un fiume. Il resto è la breve parentesi con Bernard che già conoscevamo, cui si aggiunge in coda l'incontro della donna con i robot della Ghost Nation.
C'era un'osservazione simile nel primo Matrix, quando l'agente Smith raccontava della prima versione della simulazione: un mondo perfetto, senza sofferenza e in cui tutti erano felici. Un disastro, perché nessuno lo accettava come vero. Non è un caso se entrambi i prodotti, così lontani all'apparenza, in realtà raccontano la stessa identica storia di risveglio e ribellione (semplicemente le parti di uomini e robot sono invertite). Altra somiglianza, entrambe le storie citano ripetutamente Alice in Wonderland.
Questa è la più grande sospensione dell'incredulità richiesta ad una puntata che per il resto riesce a lavorare più nel dettaglio sulla costruzione dei personaggi. Evan Rachel Wood non è una sorpresa, soprattutto nella gestione dei diversi livelli del suo carattere (implacabile, pianificatrice, ma anche molto tenera con il padre). Ma qui il lavoro fantastico e di rilievo è quello di Louis Herthum, davvero impressionante nel suo scivolare agilmente tra la rigidità delle affermazioni del suo personaggio e il malfunzionamento che lo trascina a terra, una macchina tra le altre. Scopriamo che anche a due settimane di distanza Charlotte non è riuscita a mettere le mani su Peter Abernathy, e infatti il suo piano nel passato non ha successo.
C'è anche un primo confronto molto importante tra Dolores e Bernard, con la prima che lo richiama ad un concetto di sopravvivenza che sarebbe legato alla bellezza insita negli host ("There is beauty in who we are. Shouldn't we, too, try to survive?"). Bernard è, più di Teddy, il personaggio in bilico in questi primi episodi di Westworld, quello che deve capire da che parte stare. Nel suo caso, come in altri, ritorna il timore del controllo. Fino a dove si spinge l'autodeterminazione, e dove invece inizia la programmazione? Un concetto che per altri versi viene sviscerato in un dialogo tra Lee e Hector, con il secondo sicuro di provare dei sentimenti, ma che scopre di utilizzare parole scelte da altri per lui. Se in altre storyline Westworld sta diventando più normale e lineare, il lavoro fatto su Lee (personaggio odioso lo scorso anno) e Maeve (sua era la storyline più forzata) è migliorato molto.
Siamo curiosi di scoprire cosa sta per accadere loro. C'è un incontro con la Ghost Nation che si traduce in un momento di incertezza, forse il primo, per Maeve. Nella circostanza vediamo anche un flashback in cui fa una velocissima apparizione un'inedita immagine del "labirinto". C'è una reunion con Armistice che si presenta con un lanciafiamme ("She has a dragon"), ma anche con Felix e Sylvester. E infine, tramite la storyline del Klondike, si arriva probabilmente dalle parti di ShogunWorld, con l'incontro molto ravvicinato con un samurai, su cui la puntata si interrompe.
Considerazioni sparse:
Anche a RajWorld non mancano le cover. Nella prima scena ascoltiamo quella di Seven Nation Army.
Il sito Delos Experience è stato aggiornato. Ora al posto del glitch nel sesto parco viene rivelato The Raj, con una breve descrizione a corredo.
Se poi chiediamo informazioni a Aeden in merito, ci viene risposto: "La nuova attrazione della Delos, The Raj, è una destinazione per vacanze di lusso che soddisferà ogni tipo di desiderio, ambientata nell'India coloniale britannica".
Dopo Romeo e Giulietta, Peter cita ancora una volta Shakespeare, precisamente il Re Lear: "I am bound, upon a wheel of fire, that mine own tears Do scald like molten lead.” E probabilmente era in vena di citazioni, dato che pronuncia anche parole di Gertrude Stein: "What is the use of a violent kind of delightfulness if there is no pleasure in not getting tired of it."
La donna senza nome di RajWorld aveva con sé una mappa del parco, quindi probabilmente non si tratta di un'ospite qualunque.