Westworld 2x03 "Virtù e Fortuna": la recensione

La recensione del terzo episodio stagionale di Westworld

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Spoiler Alert
La Virtù e Fortuna del titolo del terzo episodio stagionale di Westworld si riferisce ad un concetto cardine del Principe di Machiavelli. Come intuibile, si tratta di una combinazione dei due concetti (nella metafora la virtù è l'argine che tiene a bada il fiume della fortuna alterna), che sono strettamente legati in un regnante ideale. E sarebbe semplice imbastire tutta un'analisi sulla puntata e su come queste capacità di andare oltre, di guidare gli altri, di temperare la furia con la saggezza si adattino al percorso di Dolores. Ma proviamo ad andare oltre. Nel Principe si afferma anche un'altra cosa. E cioè che "l'eroe" ha bisogno, per emergere, di un contesto di oppressione, di trovarsi in un ambiente in cui altri subiscono e in cui il suo valore trova terreno fertile per sbocciare. In una serie come Westworld che ragiona sul senso delle storie, questo può essere uno spunto interessante.

E lo è anche alla luce dell'incipit particolare della puntata. Viene svelato un secondo parco. No, non è ShogunWorld. Si tratta di RajWorld (The Raj), il mondo dell'India coloniale britannica. Ci ricolleghiamo quindi direttamente al ritrovamento della tigre del bengala del primo episodio, recuperandone le cause dell'arrivo a Westworld e introducendo un nuovo elemento nella trama. Si tratta di una donna di cui non viene rivelato il nome, in cerca di avventure nel parco dei divertimenti, che viene sorpresa, come gli altri ospiti, dall'improvviso malfunzionamento. Nel suo caso viene sperimentata anche l'aggressività latente della tigre, che la insegue fino a precipitare con lei in un fiume. Il resto è la breve parentesi con Bernard che già conoscevamo, cui si aggiunge in coda l'incontro della donna con i robot della Ghost Nation.

Ora, all'interno di RajWorld esistono robot sia tra le fila dei "britannici" che degli indiani, così come a Westworld i robot sono sia cowboy che nativi-americani, ma è comunque interessante questo ritornare all'idea di appropriazione culturale nell'immaginare mondi lontani. Nel suo costruire l'immaginario dei sogni, Westworld non può prescindere dall'immaginare un mondo fatto di conflitti, di categorie di persone, in un certo senso di classi sociali. Lo scontro, l'insoddisfazione, il desiderio di avere di più sono insiti nella costruzione storica, ed è difficile immaginare un mondo in cui questi non sono presenti.

C'era un'osservazione simile nel primo Matrix, quando l'agente Smith raccontava della prima versione della simulazione: un mondo perfetto, senza sofferenza e in cui tutti erano felici. Un disastro, perché nessuno lo accettava come vero. Non è un caso se entrambi i prodotti, così lontani all'apparenza, in realtà raccontano la stessa identica storia di risveglio e ribellione (semplicemente le parti di uomini e robot sono invertite). Altra somiglianza, entrambe le storie citano ripetutamente Alice in Wonderland.

Quindi, il mondo simulato deve basarsi sui conflitti. Sia perché lo vogliono gli ospiti e i creatori del parco, sia perché lo vogliono gli spettatori e autori della serie. La puntata ci offre quei conflitti, sotto forma dello scontro tra Dolores e i suoi sottoposti e le squadre d'elite (più o meno... ) della Delos. Da questo punto vista l'episodio è avido di misteri, intrecci e indizi. Anzi è piuttosto lineare nello svolgimento. Dolores riunisce i Confederados e li manda praticamente al massacro contro le squadre di sicurezza della Delos, per poi finirli con la sua Orda (qui è Wyatt che comanda). Nella battaglia emergono quindi la sfrontatezza di Dolores, che non ha problemi a sporcarsi le mani, i dubbi di Teddy, che infine lascerà andare alcuni dei compagni destinati all'esecuzione, e la solita inadeguatezza di chi verosimilmente dovrebbe spazzare via gli host in poco tempo.

Questa è la più grande sospensione dell'incredulità richiesta ad una puntata che per il resto riesce a lavorare più nel dettaglio sulla costruzione dei personaggi. Evan Rachel Wood non è una sorpresa, soprattutto nella gestione dei diversi livelli del suo carattere (implacabile, pianificatrice, ma anche molto tenera con il padre). Ma qui il lavoro fantastico e di rilievo è quello di Louis Herthum, davvero impressionante nel suo scivolare agilmente tra la rigidità delle affermazioni del suo personaggio e il malfunzionamento che lo trascina a terra, una macchina tra le altre. Scopriamo che anche a due settimane di distanza Charlotte non è riuscita a mettere le mani su Peter Abernathy, e infatti il suo piano nel passato non ha successo.

C'è anche un primo confronto molto importante tra Dolores e Bernard, con la prima che lo richiama ad un concetto di sopravvivenza che sarebbe legato alla bellezza insita negli host ("There is beauty in who we are. Shouldn't we, too, try to survive?"). Bernard è, più di Teddy, il personaggio in bilico in questi primi episodi di Westworld, quello che deve capire da che parte stare. Nel suo caso, come in altri, ritorna il timore del controllo. Fino a dove si spinge l'autodeterminazione, e dove invece inizia la programmazione? Un concetto che per altri versi viene sviscerato in un dialogo tra Lee e Hector, con il secondo sicuro di provare dei sentimenti, ma che scopre di utilizzare parole scelte da altri per lui. Se in altre storyline Westworld sta diventando più normale e lineare, il lavoro fatto su Lee (personaggio odioso lo scorso anno) e Maeve (sua era la storyline più forzata) è migliorato molto.

Siamo curiosi di scoprire cosa sta per accadere loro. C'è un incontro con la Ghost Nation che si traduce in un momento di incertezza, forse il primo, per Maeve. Nella circostanza vediamo anche un flashback in cui fa una velocissima apparizione un'inedita immagine del "labirinto". C'è una reunion con Armistice che si presenta con un lanciafiamme ("She has a dragon"), ma anche con Felix e Sylvester. E infine, tramite la storyline del Klondike, si arriva probabilmente dalle parti di ShogunWorld, con l'incontro molto ravvicinato con un samurai, su cui la puntata si interrompe.

Considerazioni sparse:

  • Anche a RajWorld non mancano le cover. Nella prima scena ascoltiamo quella di Seven Nation Army.

  • Il sito Delos Experience è stato aggiornato. Ora al posto del glitch nel sesto parco viene rivelato The Raj, con una breve descrizione a corredo.

  • Se poi chiediamo informazioni a Aeden in merito, ci viene risposto: "La nuova attrazione della Delos, The Raj, è una destinazione per vacanze di lusso che soddisferà ogni tipo di desiderio, ambientata nell'India coloniale britannica".

  • Dopo Romeo e Giulietta, Peter cita ancora una volta Shakespeare, precisamente il Re Lear: "I am bound, upon a wheel of fire, that mine own tears Do scald like molten lead.” E probabilmente era in vena di citazioni, dato che pronuncia anche parole di Gertrude Stein: "What is the use of a violent kind of delightfulness if there is no pleasure in not getting tired of it."

  • La donna senza nome di RajWorld aveva con sé una mappa del parco, quindi probabilmente non si tratta di un'ospite qualunque.

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