Sempre elevato e stimolante nei suoi riferimenti,
Westworld questa settimana si richiama al concetto artistico del trompe l'oeil, ne plasma i simboli alla base e li adatta alla propria storia e alle proprie tematiche. In poche parole, si tratta di ricavare un'illusione prospettica su un dipinto, significa
creare profondità dove non ce n'è, convincendo lo spettatore di vedere più di quanto in realtà esiste. Un pittore, che per quanto ci interessa può essere anche uno scienziato o un programmatore, lavora su una tela bianca intessendo stringhe di codice e storie, lavorando sui chiaroscuri, creando un altro tipo di profondità (emotiva, caratteriale). Il gioco della percezione lavora a livello più mentale che visivo.
Siamo sempre noi ad essere ingannati, o forse è la serie che riflette su se stessa. Nel momento in cui accetta di utilizzare la mancanza di differenze, ci racconta indirettamente che queste non esistono.
Il riferimento ovviamente è a Bernard, che in conclusione di episodio scopriremo essere un robot creato dal dottor Ford. Lo scienziato ha impiantato ricordi falsi (ma lo saranno davvero? Esisteva un "Bernard" prima di Bernard?) e memorie struggenti nel suo personale pupazzo di carne. Ricordi che avevamo imparato a conoscere nelle scorse settimane, quando addirittura avevamo assistito ad un confronto diretto con la moglie dell'uomo, e che nel settimo episodio ci vengono ricordati con un chiaro intento proprio all'inizio, mettendoci di fronte ad un flashback in cui l'uomo si confronta con il figlio scomparso Charlie. Nulla di tutto ciò era vero. O forse sì. Potremmo stare qui a ragionare su come l'idea stessa della percezione che crea il mondo e le sue esperienze le può rendere reali o almeno degne di rispetto. Ma gli eventi incombono, e la storia non ci lascia molto tempo per respirare.
Ragionando sul colpo di scena, in effetti non è così eclatante e inaspettato. L'idea del robot che non sa di esserlo o che altri non riescono a distinguere da un umano è nota, e c'erano stati vari segnali in questa direzione nelle puntate precedenti. Su tutte, un ovvio parallelismo tra il background di Bernard e la riprogrammazione di
Ted che avevamo notato in
The Stray. Funziona benissimo piuttosto il modo in cui la situazione è costruita e raccontata. C'è un livello di orrore e consapevolezza crescente, unito con una maggiore chiarezza nei rapporti e una nuova prospettiva sui personaggi e sulle loro possibilità.
Theresa muore, e al tempo stesso realizziamo che il robot da lei notato poco prima molto probabilmente si trasformerà in lei e la sostituirà. Per Anthony Hopkins abbiamo finito gli aggettivi. Bernard non riesce a vedere la porta per lo scantinato, piccole finezze. Questo vuol dire che non possiamo fidarci del tutto delle inquadrature? Questo aprirebbe considerazioni sulla percezione della foto di Ford e suo padre vista in precedenza, dove lo scatto sembrerebbe tagliare fuori una persona. E poi, lo scantinato è lo stesso luogo nel quale abbiamo visto molti dei confronti tra Bernard e Dolores?
L'episodio intanto continua a lavorare su più livelli tra tensione e consapevolezza. La doppia scena di violenza con
Clementine ci colpisce per la sua forza emotiva, mentre vediamo arrivare una tempesta e una punizione generale. Dopo le perplessità della scorsa settimana continua invece a non convincerci del tutto la storyline di
Maeve, ma aspettiamo di scoprire dove ci porterà (una frase come
"How many times have you died?" mantiene comunque il suo impatto). Sul fronte di
William e Dolores il tema della liberazione e delle possibilità inaspettate viene mostrato sotto una luce più positiva, nel momento in cui non riguarda solo i robot ma anche uno dei guest del parco. A quel punto il fatto che la scena d'azione e la sparatoria sia una delle scene meno intense dell'episodio la dice lunga.
State seguendo la serie? Diteci cosa ne pensate nei commenti.