Westworld 1x06 "The Adversary": la recensione

Numerose svolte e sorprese nell'ultimo episodio di Westworld: non tutto è perfetto, ma la storia diventa più definita

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Spoiler Alert
Il sesto episodio di Westworld mette in stand by la storyline di Dolores e William, che pure la scorsa settimana si era distinta per un netto passo in avanti. Evidentemente le conseguenze della sempre più grave presa di coscienza, a diversi livelli, della prima e del secondo verranno indagate nelle prossime decisive settimane. The Adversary si focalizza quindi sulle vicende rimanenti, da Maeve a Bernard a Ted e non solo. Soddisfa qualche curiosità superficiale, rilancia sul piano della tensione qualche svolta molto concreta e pericolosa, non dimentica mai le sue tematiche principali. In generale si tratta dell'episodio meno elegante e aggraziato visto fino ad ora – e considerate le nudità della scorsa settimana vuole dire qualcosa – ma l'interesse si mantiene sempre vivo.

Il fulcro tematico e narrativo dell'episodio è senza dubbio rappresentato da Maeve. Si riprende dal cliffhanger della scorsa settimana, gli si dà una spinta pregressa che non era obbligatoria ma che ci aiuta a capire quanto il robot sia ormai consapevole della propria situazione, e di lì si costruisce la svolta. Che è molto interessante e, per certi versi, rappresenta l'atto più di rottura con l'equilibrio del parco visto fino ad ora. Certo, un percorso di consapevolezza generale era già in moto, e ancora non capiamo bene gli obiettivi dell'uomo in nero, ma Maeve, con la manipolazione dei due scienziati per i propri scopi, ha davvero spostato la rotta. Anche qui la destinazione è ignota, ma è chiaro che siamo saliti ad un livello superiore del gioco.

L'intero segmento vive sulle spalle di un'accurata e convinta ricostruzione degli eventi. Poggia sulla colonna sonora di Ramin Djawadi in una scena molto importante, sulla fredda intensità di Thandie Newton nel ruolo, sulla convinzione con cui la storia viene veicolata (non facciamo più caso alla nudità, la accettiamo come un'ovvia parte del tutto). Funziona del tutto? In realtà qui le esigenze narrative sembrano prendere il sopravvento più spesso di quanto dovrebbero. Va bene la manipolazione o il ricatto, ma abbiamo la sensazione che i due scienziati siano troppo arrendevoli nell'obbedire e nel farsi comandare. Consideriamo anche il fatto che loro sanno chi, anzi cosa, hanno di fronte.

Idem per le indagini di Elsie in un'area che sembra disegnata per ricostruire un'eventuale attrazione horror. Ma va bene così, le sue scoperte su Theresa sembrano aprire un collegamento potenziale con il ritorno di fiamma di Arnold, che forse è morto, o forse no. Sarà Bernard ad aprire un'altra porta sul passato del parco e in particolare sul rapporto tra Ford e Arnold. Abbiamo la conferma che la prima generazione di robot del parco, di cui come ci viene ricordato fa parte anche Dolores, contiene il germe della ribellione in sé. Restando sempre nell'ambito gestionale, ritorna Sizemore, e onestamente è difficile spendere parole positive per questa storyline che, come il suo protagonista, è solo estremamente fastidiosa.

Chiusura su Ted e l'uomo in nero, con il primo che, anche a nostro uso e consumo, rievoca la leggenda dell'uomo nel labirinto, che morì mille volte solo per poi tornare e vendicarsi. Sembra Ted stesso che senza volere racconta la propria storia, ma intanto cresce nella nostra considerazione la visione di un Arnold che si è rinchiuso nella sua stessa prigione, al centro del labirinto, disseminando indizi su come farsi trovare per iniziare una rivoluzione dall'interno.

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