Westworld 1x05 "Contrapasso": la recensione

Giro di boa per Westworld, con un'ottima puntata che parla di scelte e obiettivi: la nostra recensione

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Spoiler Alert
Il contrappasso di dantesca memoria, precisamente scritto Contrapasso nel titolo dell'ultimo episodio, ci riporta alla mente una punizione eseguita con macabra ironia, che gioca sulle colpe del condannato. E quale mai potrebbe essere la colpa dei robot di Westworld, persi come sono in un sogno dentro un sogno, nella totale inconsapevolezza di sé e del mondo in cui vivono? Beh, in realtà il paragone tra robot-uomo e creatori-dei non sarebbe del tutto campato in aria, e dati anche i precedenti della serie potrebbe starci, ma possiamo anche cercare di vedere oltre, trovare un nuovo destinatario. Chi rimane? Rimangono i creatori, gli scienziati del parco, che dopo aver privato per così tanto tempo di una scelta e quindi di uno scopo i loro giocattoli, ora rischiano loro stessi di trovarsi inermi di fronte a ciò che sta per arrivare.

Era la puntata del giro di boa per Westworld e, nota personale, la prima dopo le quattro in anteprima che avevamo avuto modo di vedere tempo fa. C'erano delle attese, magari non precise, dato che è difficile individuare l'andamento della storia, ma speravamo certamente in un salto in più, e quello è arrivato. Non tutto è chiaro, anzi, il labirinto della storia assume più significati intorno a noi, ma possiamo dire che tutto, anche questa contorta vicenda, assume maggiore concretezza. Seguiamo filoni dispersi, storyline create o che si creano, personaggi liberi o che credono di esserlo, e tutto diventa più affascinante.

Il tema centrale dell'episodio è lo scopo, l'obiettivo, la propria ragione di vita. Solo i personaggi di finzione, siano essi raccontati da sceneggiatori reali o da creativi di un parco, possono permettersi il lusso di ridurre tutta la loro vita ad un semplice e grande scopo, che deve essere così perché deve arrivarci molto chiaramente. Quindi la vendetta, il riscatto, una visione da realizzare, conosciamo bene queste storie. La puntata si apre con un dialogo del dr. Ford con il suo vecchio robot – ricordiamoci sempre che questi dialoghi in fondo sono monologhi – nel quale viene raccontato un aneddoto su un cane. Qualcosa di semplice, facilmente decifrabile nella sua morale. Lo scopo a cui si tende e che, nel momento in cui viene raggiunto, svuota quella persona.

Si tornerà ancora e ancora a parlare di scopi e obiettivi, in questa puntata che ha un intermezzo fondamentale in un dialogo tra lo scienziato e Dolores e che si conclude con un terzo confronto del dr. Ford, stavolta con un personaggio ancora più interessante. In mezzo ci saranno le scelte, le deviazioni, le sorprese, l'autodeterminazione (e decisamente più nudità del solito). Dolores in questa puntata diventa il personaggio che ricorderemo e che ci piacerà ricordare. Merito della scrittura, merito di Evan Rachel Wood, merito di come tematiche e storia riescono a intrecciarsi con eleganza. E ritorna il "mitologico" Arnold, la sua morte (un suicidio?) avvenuta 35 anni prima, un segreto nascosto in Dolores, il piano per distruggere il parco. Non è la prima né l'ultima bugia che il robot racconta ai suoi padroni.

Percepiamo che coesistono più identità in Dolores. Una di queste, la più antica, possiede la forza di respingere la strada tracciata per lei, di prendere in mano il proprio destino e costruire la propria storyline. Qualcosa si sblocca nell'avventura con William e Logan a Pariah (un nome che è tutto un programma, gli scarti della società, in molti sensi), e le possibilità si moltiplicheranno. In qualche modo si è spezzata, e non solo per lei, come vedremo nel finale, la maledizione del loop, il controllo assoluto.

Rimangono evidentemente dei segreti nella gestione del parco, forse tentativi di spionaggio, forse una crisi all'orizzonte. Sulle note dell'episodio, che stavolta spaziano da Claude Debussy ai Nine Inch Nailes, giungiamo infine al confronto tra Ford e il pistolero misterioso. Quindi il bianco e il nero, il controllo e la libertà, la predeterminazione e la scelta. O almeno queste sono le categorie a cui pensiamo immediatamente, tralasciando quella del bene e del male, in mancanza di altri elementi. Quel che è certo è che Anthony Hopkins e Ed Harris sono un valore aggiunto che non ci stanchiamo di sottolineare.

State seguendo la serie? Diteci cosa ne pensate nei commenti.

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