Westworld 1x04 "Dissonance Theory": la recensione

Quarto episodio di Westworld: il tema del risveglio e del sogno, mentre la trama principale assume concretezza

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Spoiler Alert
Avevamo concluso la scorsa recensione ponendoci una domanda: ma gli androidi sognano pecore elettriche? Dopo la visione del quarto episodio di Westworld, intitolato “Dissonance Theory”, spostiamo il focus della domanda, ovviamente basata sul romanzo di Philip K. Dick, poi film che tante tematiche ha in comune con la nuova serie della HBO, e riduciamola a qualcosa di più semplice. Ma gli androidi sognano? Il sogno vive come dimensione che elabora, ricorda, mette insieme segni ed esperienze forse per costruire simboli. In un robot, soprattutto un robot particolare come quelli del parco del dr. Ford, che devono rivivere ancora e ancora le loro storie in loop, cosa significa questo?

Il quarto episodio della stagione, oltre a dare molta concretezza e corpo alla trama principale, gioca sull’idea del risveglio. Il risveglio delle coscienze, forse ad opera del più improbabile degli uomini, quel misterioso pistolero nero interpretato da Ed Harris che compie una strage dietro l’altra. Forse è lui ad aver trovato la via d’uscita, lo schema di eventi segreto che sbloccherebbe qualcosa, o qualcuno. Lo vediamo qui, dopo l’assenza della scorsa settimana, riprendere le redini della faccenda, nella serenità o indifferenza degli operatori del parco. Si riunisce alla banda di Hector, liberandoli, prosegue sulla propria strada, un passo più vicino alla verità.

Ci piace l’idea di queste figure oltresistema, che possono piegare le regole del loro mondo a loro piacimento. Nel momento in cui il “viaggiatore delle dimensioni” diventa una di queste, tutto diventa possibile. Ora, ammesso che l’obiettivo sia veramente quello, possiamo appoggiarci ad un altro classico recente della fantascienza come Matrix, che ha in comune con Westworld l’idea di prigionia inconsapevole (qui la distrazione non è la donna in rosso, ma la fanciulla in azzurro), e chiederci: l’uomo in nero è Neo o è l’Agente Smith? Il salvatore o il virus che vuole distruggere tutto?

Ci sarà dell’altro naturalmente. Perché il meccanismo che sembra essersi innescato procede inesorabile e prescinde dalle azioni dell’uomo in nero. Maeve ormai ha consapevolezza di qualcosa di “dissonante” nei propri ricordi. Ovviamente non può capire di cosa si tratta, non potrebbe nemmeno elaborare un quadro del genere, ma l’episodio le riserva il momento finale, ed è un climax non casuale che potrebbe portare a conseguenze – a proposito, Maeve ha intuito di vivere in un mondo che non ne ha – particolari in futuro.

Storia gemella è ovviamente quella di Dolores, che si avvicina molto a William, ma al tempo stesso difficilmente potrà essere reintegrata nel loop vissuto fino ad ora. Il fatto che ci sentiamo quasi in colpa nel momento in cui Logan parla apertamente delle attrazioni con William di fronte a Dolores dimostra che la serie riesce nel suo intento.

Grande momento quello tra il dr. Ford e Theresa Cullen. Il dr. Ford rimarca in modo sottile ma deciso – Anthony Hopkins grandioso – il suo controllo sul parco, e di come questo si estenda non solo su guest e host, ma anche su chi opera dietro le quinte. Una scena davvero intensa.

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