Westworld 1x02 "Chestnut": la recensione
Secondo, ottimo episodio per Westworld: la serie della HBO introduce nuovi personaggi e stringe la presa sulle sue tematiche centrali
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“Are you real?” “Well, if you can’t tell, does it matter?”
Westworld non potrebbe puntualizzare meglio questo concetto, questa idea di "storie che raccontano storie". Lo fa nel discorso finale del dottor Ford, che boccia senza molta delicatezza la nuova storyline vagliata dall'insopportabile Sizemore. La gente non ritorna per il brivido, l'avventura o altri vaghi concetti. Torna per i dettagli, che è quello che avevamo sottolineato chiudendo la scorsa recensione parlando a proposito della serie stessa. È molto più dettagliata e interessante una discussione sulle percentuali di variazione nelle caratteristiche comportamentali di un robot che deve ottenere determinate risposte emotive, piuttosto che una serie di colpi di pistola infilati nel corpo del sempre più malcapitato Teddy.
Maeve Millay è la grande vittima della puntata. Stavolta tocca a lei il ruolo emblematico di vittima inconsapevole della sua stessa natura. Il senso di manipolazione della sua coscienza, dei suoi ricordi anche dolorosi è forte e tangibile, e al tempo stesso ci racconta qualcosa sul suo passato. Davvero coinvolgente tutto il processo che accompagna l'ingresso nel parco di William e Logan (cappello nero o cappello bianco? Scegli chi vuoi essere), con il primo che a un certo punto porrà la stessa domanda che ci stiamo chiedendo noi. Tutto si conclude con una scena di transizione che accompagna l'ingresso in Westworld semplice, ma ispirata e capace di destare meraviglia.
"These violent delights have violent ends", Romeo e Giulietta.
L'idea di uscita dal labirinto potrebbe avere una carica simbolica fortissima, ma ci aspettiamo anche qualcosa di molto concreto.
Dopo i Soundgarden, arrivano i Radiohead.
Le quest, l'ambientazione, ora anche la creazione del proprio avatar. È chiaro che c'è qualcosa anche dell'esperienza da videogiocatore.