WeCrashed: la recensione

La serie WeCrashed si concentra sulla storia d'amore dei fondatori di WeWork, faticando però a dare spessore alle conseguenze delle loro azioni

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Dopo innumerevoli progetti in cui si celebrava lo spirito imprenditoriale e la capacità di innovare, sul piccolo schermo sembra essere arrivato il turno delle storie in cui si cerca di esplorare come sia possibile mentire, crearsi un impero economico e distruggere la vita di innumerevoli persone rimaste ingannate da un'immagine illusoria e totalmente falsa. WeCrashed, prodotta per Apple TV+, si inserisce sulla scia dei successi ottenuti da Inventing Anna e The Dropout, dando però maggiore spazio al lato umano di quanto accaduto ad Adam e Rebekah Neumann mettendo al centro la storia d'amore della coppia e di come quel legame abbia alimentato comportamenti irrazionali creando e poi portando alla rovina WeWork.
La serie si apre quando la situazione professionale dei coniugi sta già affrontando i problemi che condurranno alla loro sconfitta, a prescindere dalla loro convinzione di poterne uscire vincenti o dalla dose di autoconvinzione che può suscitare l'ascolto di Roar di Katy Perry.

Un salto nel passato per raccontare la storia di un fallimento

WeCrashed ritorna però al passato per spiegare come sia nata l'idea di WeWork. Adam (Jared Leto) ha molte idee e poco senso imprenditoriale, nonostante sia convinto del contrario e ritenga di essere incompreso dai potenziali investitori e dai suoi professori. Dopo tentativi di trovare il proprio posto con invenzioni bizzarre e fallimentari, ha un'idea legata alla creazione di luoghi dove accogliere i lavoratori in modo originale che viene sostenuta da Miguel McKelvey (Kyle Marvin). La svolta definitiva arriva però con l'incontro con Rebekah (Anne Hathaway), una giovane che inizialmente non esita a respingerlo e criticarlo. La sua sicurezza e capacità di persuadere gli altri riesce però ad affascinarla, anche a causa di un'insicurezza che contraddistingue tutta la sua vita, come dimostrano la sua reazione alle continue domande su sua cugina Gwyneth Paltrow o i tentativi di ritagliarsi un proprio posto nei vertici dell'azienda, senza dimenticare il modo in cui la sua amicizia con Elishia Kennedy (America Ferrera) nasce e va in mille pezzi.
I Neumann si sostengono e si ispirano a vicenda, portando a una situazione in cui i due vivono in una propria realtà in cui si sentono invincibili e ogni idea, anche la più folle, sembra geniale. Adam e Rebekah, anche quando vengono posti di fronte alle critiche di chi lavora per loro (come il confronto tra la donna e le dipendenti che parlano del sessismo e del clima tossico che contraddistingue le giornate di lavoro in WeWork), non sembrano rendersi conto che la loro missione di "elevare la coscienza mondiale" è un'utopia che non ha alcun punto di contatto con la realtà. La serie creata da Drew Crevello e Lee Eisenberg, ispirata al podcast di Wondery, accenna ai problemi che contraddistinguono l'ambiente di lavoro, dove non esisteva nemmeno un responsabile delle risorse umane, sprecando però l'occasione di mostrare il punto di vista dei dipendenti in modo approfondito, pur ritraendo la loro situazione tra colloqui con domande al limite dell'assurdo, richieste di "recitare" per dare un'immagine falsa ai potenziali investitori, feste, situazioni quasi in stile setta, e molti momenti sopra le righe per evidenziare come gli indizi dell'incapacità di Adam fossero di fronte agli occhi di tutti. Gli autori sfruttano bene l'interpretazione dei propri protagonisti, in particolare di una convincente Anne Hathaway che sa rendere realistico il lato più vulnerabile di Rebekah e la sua autoconvinzione di avere le capacità di migliorare il mondo, che si tratti della gestione degli spazi dove si lavora all'educazione dei bambini.

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Un ritratto poco convincente

A non convincere è però il modo in cui sono stati gestiti gli otto episodi che compongono la serie: gli eventi più significativi della vita privata dei protagonisti, come la nascita dei loro figli o i problemi di salute in famiglia, vengono totalmente saltati o sfiorati senza convinzione, proponendo così un ritratto che non intrattiene e non spiega quasi nulla, facendo apparire Adam e Rebekah delle persone dipendenti uno dall'altra e totalmente incapaci di capire i propri limiti e difetti, capaci di manipolare il prossimo e mentire senza alcuna regola morale, sfruttando persino il rapporto con il proprio padre per ottenere i soldi di cui hanno bisogno. WeCrashed non spiega mai del tutto come le persone siano state convinte che fosse una buona idea lavorare in spazi collettivi senza barriere, dove fosse possibile stringere amicizie, divertirsi insieme e condividere idee creando una commistione tra la dimensione privata e quella professionale che chiaramente non è salutare e nemmeno consigliato. Difficile, dalla visione degli otto episodi, comprendere anche come imprenditori di successo abbiano potuto investire su un'ideologia basata su una persona carismatica, ma senza alcuna preparazione.

Passando rapidamente da un tentativo di ottenere cifre da capogiro alle richieste assurde dal punto di vista architettonico, e da ferite personali che dall'infanzia hanno ripercussioni sulla vita adulta all'incapacità di occuparsi dei propri figli, la serie sembra sempre sul punto di addentrarsi in elementi narrativi che rimangono poi sospesi e senza risposte. A cosa serve introdurre la storia di Chloe (Chricket Brown), mostrandola mentre si ubriaca e ha rapporti sessuali negli spazi di WeWork, senza poi raccontare in modo chiaro e preciso le cause legali intraprese e che hanno fatto emergere una quotidianità all'insegna di molestie sessuali e discriminazioni? E perché non viene mai contestualizzato l'uso dei fondi dell'azienda, rendendo davvero superficiale la messa in scena delle spese folli di Adam e l'apparente incapacità di chi gli stava intorno di porre fine alle sue scelte prima che fosse tardi?
Il cast, compreso O-T Fagbenle che ruba la scena con il suo pragmatico Cameron Lautner, prova a tenere a galla un racconto con troppi passaggi a vuoto, come accade con l'intera storia del personaggio affidati ad America Ferrera, per tenere alta l'attenzione dello spettatore e coinvolgerlo fino alla fine della stagione. Gli accenti usati da Hathaway e Leto, che scivolano in più momenti nella caricatura, non aiutano nemmeno a suscitare empatia e curiosità nei confronti di Rebekah e Adam che risultano più irritanti che inconsapevoli, più egocentrici che leader.

WeCrashed possedeva un ottimo potenziale, tecnico e artistico, che emerge solo a tratti, lasciando la sensazione di un progetto incompleto che, concentrandosi sulla storia d'amore, ha perso di vista gli elementi che rendevano gli eventi intriganti e rilevanti. La serie prodotta per Apple TV+ risulta così una visione che scivola via senza troppi ostacoli, non lasciando però mai il segno.

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