Weathering With You, la recensione

Più semplice, diretto e a fuoco di Your Name. Weathering With You non manca di ingarbugliare inutilmente una storia che splende più che altro visivamente

Critico e giornalista cinematografico


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WEATHERING WITH YOU, DI MAKOTO SHINKAI - LA RECENSIONE - AL CINEMA IL 14/15/16 OTTOBRE

Non dev’essere stato facile scrivere, pensare e immaginare un altro film dopo il successo incredibile di Your Name. Forse anche per questo Weathering With You è molte cose che Your Name non è: ha un concept più semplice, un intreccio molto più diretto e, sempre relativamente alle ripetizioni e alla confusione delle trame di Makoto Shinkai, più semplice. Questo significa che Weathering With You è sicuramente narrativamente meno ambizioso del film precedente e, forse anche per questo, più riuscito.

Ma se narrativamente osa di meno, questo non è vero anche visivamente. La Tokyo in cui arriva il protagonista è sommersa da una pioggia continua, interminabile, senza precedenti. È una città vasta, complessa e piena di dettagli nei totali come nei piani ravvicinati, raramente vediamo un ambiente più di una volta e l’impressione è che la mappa del disegnato sia immensa. Il dettaglio maniacale di stazioni, treni, strade, sopraelevate, grattiacieli, neon e via dicendo ricorda in certi punti le illustrazioni. Ma anche le tipiche nuvole di Shinkai, sempre presenti nelle sue inquadrature con il cielo di sfondo, acquistano in complessità e in realismo (quando serve) o in astrazione (quando il film si apre totalmente al fantastico) e finiscono per ricordare il Castello Nel Cielo di Laputa.

Tutto questo serve a Shinkai per raccontare dell’incontro di due ragazzi nella grande metropoli, lui per l’appunto nuovo a Tokyo, scappato dalla provincia, al lavoro in un giornale online di occulto, e lei, che a quanto pare controlla il meteo e pregando riesce a far tornare il sole per un po’ tempo in un luogo particolare.

Non è certo un film sui cambiamenti climatici, anche se rappresenta una degenerazione della maniera in cui si comporta la natura. Non c’è mai un intento politico in Shinkai, nemmeno in metafora, semmai questo film corre in parallelo ad uno scenario sempre più raccontato e temuto. Lo fa con l’inguaribile positivismo spropositato del suo autore (uno dei segreti del suo successo), uno che rende i suoi film spesso innocui e che a differenza di quello di Miyazaki non è mai minacciato di essere sporcato dall’oscurità ma sposa l’inguaribile ottimismo e ingenuità dei suoi protagonisti. Ne gode la parte melodrammitca della trama, che inevitabilmente scoppierà anche questa volta grazie ad una forza superiore apparentemente inarrestabile che ha creato l’occasione per l’amore e che poi lo impedirà.

Shinkai non si farà sfuggire nessuna delle occasioni kitsch fornite dalla trama. Non mancherà di far confondere l’onnipresente pioggia alle lacrime sul volto dei protagonisti, non risparmierà in montaggi musicali su canzoni facili facili, né infine si proibirà il sempre valido abbraccio nel cielo. È il suo stile, tuttavia nonostante il film sia più centrato e a fuoco di Your Name rimane il problema di un racconto artificiosamente confuso senza che questo serva a niente, una versione tecnicamente clamorosa e narrativamente sempliciotta delle potenzialità evocative dell’animazione giapponese.

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