We. The Revolution, sentenze taglienti come lame di ghigliottina - Recensione

La storia e il ruolo di un giudice durante la Rivoluzione francese: la recensione di We. The Revolution

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti.


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È una visione particolare della Rivoluzione francese quanto mette in scena il team di sviluppo polacco Polyslash in We. The Revolution, dandoci uno spaccato singolare della costituzione della democrazia, dopo che il paese era stato dilaniato da un governo tiranno, in rotta di collisione con il popolo. Non siamo semplici spettatori di quanto sta accadendo per le strade della Francia, vestiamo infatti i panni di un giudice, Alexis Fidèle, che ha a che fare con una serie di processi a persone di ceto e importanza sempre più elevati, criminali portati al cospetto della giustizia per aver commesso dei reati di gravità sempre maggiore.

Il divario e lo stridore tra vita privata e professionale si fanno sentire sin da subito, quando abbiamo a che fare con nostro figlio minore, colpevole di aver bisticciato con altri bambini e aver rotto un dente a uno di questi in una rissa, nata dal fatto che proprio noi abbiamo ormai la nomea di ubriacone tra il popolo. La nostra reputazione agli occhi delle fazioni, della giuria e del popolo rivoluzionario, ma anche di coloro che sono a loro volta nostri giudici, i componenti della nostra famiglia, è costantemente messa in discussione. Ogni singola azione, per non parlare dei verdetti che pronunceremo in aula, genererà forti conseguenze. Sentiremo farsi sempre più pesante la responsabilità quando visualizzeremo gli indicatori di soddisfazione delle varie parti, fuori e dentro le mura di casa.La questione si farà ancora più seria quando arriveremo a uno dei nodi principali della storia: l’introduzione della pena capitale, tramite ghigliottina.

[caption id="attachment_194738" align="aligncenter" width="1920"]We. The Revolution screenshot Le scene d'intermezzo sottolineano spesso la tensione che permea il gioco[/caption]

Il gameplay è piuttosto complesso da comprendere a fondo, soprattutto qualora non masticassimo benissimo una delle tre lingue disponibili (l'italianon non è presente): le parole sono davvero importanti, comprendere il loro significato e tutto il contorno implicito nel testo dei vari dossier è fondamentale. Occorre tracciare i collegamenti corretti e non cadere nelle trappole che ci possono condurre a porre domande sbagliate durante il processo. Avremo a disposizione una serie di interrogativi da sbloccare e un certo numero di errori da commettere, raggiunto il limite non potremo più cercare indizi. Logica e freddezza dovranno essere le migliori alleate per non perdere punti di reputazione, in maniera abbasta realistica.

"Occorre tracciare i collegamenti corretti e non cadere nelle trappole che ci possono condurre a porre domande sbagliate durante il processo"Una direzione artistica davvero particolare, originale e viva, dipinge i personaggi (anche storici, come Maximilien de Robespierre o il pittore Jacques Louis-David) e gli scenari con uno stile che fonde pennellate e geometria, accompagnando, quasi narrando, i fatti grazie a tonalità di colori opposte, in grado di esprimere sentimenti e atmosfere in contrasto tra loro. Da un lato la goliardia degli uomini riuniti attorno a una bottiglia di vino, carte da gioco in mano, dall’altr, la signora Fidèle a casa sola, tra la fredda solitudine e la rabbia nei confronti del marito: questo è solo uno dei momenti di emozione pura, purtroppo raramente accompagnati da una colonna sonora all'altezz. Il resto del comparto audio conta solo effetti ambientali e voci di sottofondo, i dialoghi non sono doppiati, lo è solo la voce narrante che scandisce il passaggio da un atto all'altro.

[caption id="attachment_194739" align="aligncenter" width="1920"]We. The Revolution screenshot Nei processi occorre impostare una corretta strategia[/caption]

We. The Revolution non è un gioco al quale è facile appassionarsi, talvolta il peso di ogni singolo dettaglio rompe il collegamento con un giocatore al quale è chiesta molta concentrazione, né all'immersione contribuisce la rappresentazione del periodo storico, confinata, salvo sporadici riferimenti, dentro le mura del tribunale. Di fatto il gioco ci guida a controllare sempre più spesso il grado di relazione con le fazioni e con i famigliari stretti, riducendo fiducia, affetti e popolarità a meri punteggi e statistiche. Le fredde logiche di gameplay e l'arida voglia di raggiungere la presunta vittoria, dettata dai numeri, tengono sotto scacco il nostro modo di approccio, banalizzando in un certa maniera il quesito fondamentale dell'opera: "da che parte vuoi stare?". Fare delle scelte, seguire il buon senso e l’etica o farsi influenzare dai propri obiettivi personali, provocherà comunque sempre un piccolo conflitto interno, ed è dove il gioco ha la sua ragion d'essere.

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