Wayward Pines 1x08 "The Friendliest Place on Earth": la recensione

Ottavo episodio di Wayward Pines: poca logica, caratterizzazioni assenti, grande delusione

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Spoiler Alert
L'ultimo barlume di credibilità di Wayward Pines esplode insieme al furgone che avrebbe dovuto far saltare in aria la recinzione intorno alla città. Esiste un limite incerto oltre il quale fissare le critiche alla coerenza interna di un qualunque prodotto, e tutto ciò che sta all'interno di quel limite può essere forse perdonato, capito, giustificato grazie all'onnipresente sospensione dell'incredulità. La serie della Fox, dopo otto episodi di giravolte di scrittura e capitomboli narrativi, piomba a tutta velocità contro quel limite. Come gli Abi alla fine della puntata, tutto quel marcio lasciato all'esterno si riversa allora nella città-prigione: forse i mostri mutanti verranno respinti, ma la totale delusione, e quindi indifferenza verso la serie, non se ne andrà più.

Senza andare troppo nel dettaglio, tra il settimo e l'ottavo episodio abbiamo visto un'esplosione e le conseguenze di questa su due personaggi. Al di là delle regole più o meno improbabili di questo posto, della surreale storia di Pilcher e degli ancor più surreali comportamenti adottati, e infine delle più legittime domande sulla gestione della città, qui si tratta di un semplice evento e delle sue conseguenze. Evento: una bomba che avrebbe dovuto far saltare una recinzione esplode in un furgone a un paio di metri da due persone. Conseguenze: si crea uno squarcio nel furgone e i due, che evidentemente sono stati sbalzati fuori, si ritrovano praticamente illesi, solo con qualche graffio a tre metri dall'esplosione. L'autista del camion però è morto.

Probabilmente è una piccola cosa rispetto a tutta la montagna di eventi e informazioni presentati finora, e più difficili da mandar giù, ma è un qualcosa di tremendamente emblematico del disinteresse che questa serie ha dimostrato finora per le più basilari regole logiche. A quel punto si apre uno squarcio irreparabile, e tutto il resto di The Friendliest Place on Earth passa da una considerazione negativa all'altra. Siano esse considerazioni fondamentali come il senso – sempre più inspiegato e inspiegabile – della grande segretezza e del regime del terrore mascherato da quotidianità, siano considerazioni più sciocche e risibili come la presenza di veicoli, comunicazioni, cani, perfino pallonicini (Pilcher duemila anni fa ha pensato che magari sarebbero tornati utili e ne ha nascosto una cassa da qualche parte?).

Per l'ennesima volta, queste ultime sono piccolezze insignificanti, ma ormai (dato che una logica più grande non esiste) sono rimasti da contestare solo i principi alla base di una serie che procede per esigenze di narrazione e mai per azioni e reazioni sensate dei protagonisti. A quel punto non ci si stupisce dell'ingresso della Fisher nella sala d'ospedale e del sano e immotivato terrorismo psicologico contro lo sceriffo, del fatto che Ben immediatamente si beva tutta la storia, del repentino cambio di carattere di Pam che da inquietante infermiera è diventata la voce della coscienza di Pilcher. Non ci si stupisce perché, come scrivevamo due settimane fa, in questa serie le azioni seguono le necessità della storia, e non il contrario.

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