Wayward Pines 1x06 "Choices": la recensione

Nuovo episodio carico di spiegazioni per Wayward Pines: quasi tutte le domande ricevono una risposta

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Spoiler Alert
Come i suoi protagonisti, Wayward Pines non conosce mezze misure. Al di là delle più basilari obiezioni su logica e coerenza interna – ma ci arriveremo – è una serie che ha processato fin dall'inizio se stessa, alzando l'asticella della tensione, costruendo piani su piani. Ha ucciso i suoi protagonisti, ha creato ad ogni puntata un nuovo equilibrio, ha eluso sistematicamente le risposte e infine ha sganciato due episodi bomba, uno sconvolgente, l'altro di assestamento, che hanno messo un punto fermo sui misteri della vicenda. Dalle ceneri delle domande e perplessità rimaste insolute alla fine della quinta puntata, emerge un nuovo episodio-spiegone, che sistematicamente ribatte, con parole, immagini e flashback, a tutti i quesiti. Sono risposte esaurienti? Decisamente sì. Sono risposte soddisfacenti? Non proprio.

Choices è praticamente la seconda parte ideale, intervallata da una settimana di pausa nella programmazione, di The Truth. In quell'episodio le parole della Fisher si legavano alle azioni di Ethan, e infine il testimone passava a Pilcher, che ora tiene saldamente la scena per tutta la sesta puntata, protagonista degli eventi del suo passato e presente. Insieme a Ethan, scaviamo quindi nel passato di questa "arca" ibernata per più di duemila anni. Lo facciamo seguendo i primi, sconfortanti passi nella scoperta da parte di Pilcher di un'anomalia genetica che, nel probabile arco di alcuni secoli, si sarebbe manifestata portando alla rovina la civiltà. Tutto ciò che abbiamo scoperto nella scorsa puntata viene confermato: Pilcher predica nel deserto, e quindi decide, insieme a quella che scopriamo essere sua sorella Pam, di crearsi da solo la soluzione, per quanto drastica questa sia.

Con le risorse a sua disposizione, lo scienziato ha effettivamente creato una struttura in grado di ospitare un certo numero di persone, che sono state rapite e sottoposte al trattamento. Individuato un posto sicuro, incastonato tra le montagne, lo stesso scienziato si è quindi ibernato. A blocchi di una o più persone, i soggetti sono stati risvegliati e informati della spiacevole situazione. Si trattava del cosiddetto gruppo A che, sovrastato dalla pressione psicologica della situazione, ha finito per cedere alla violenza e alla disperazione. Di qui la decisione di non dire nulla al gruppo B, praticamente una Wayward Pines 2.0, o almeno agli adulti tra di loro. Ethan è l'eccezione, l'uomo di polso che dovrebbe aiutare, una volta comprese le nobili motivazioni dietro al progetto, a fermare quel gruppo che vuole fuggire dalla città togliendosi i chip. Esaurita la parte dei misteri e delle spiegazioni, la serie entra nell'ultima fase.

Innanzitutto spezziamo una lancia a favore della scrittura della serie. In mezzo a mille show che prosperano su domande e misteri improbabili, lasciati ad una soluzione che non si vede all'orizzonte, Wayward Pines – anche grazie alla sua particolare natura di serie evento – ha seguito una strada opposta. Un intero episodio riservato alla spiegazione dei misteri sembra un oggetto talmente estraneo alle nostre abitudini da portarci a dubitare di tutto ciò che ci era stato detto. Il sesto episodio della stagione interviene quindi innanzitutto non solo per chiarire, ma soprattutto per confermare quello che ci era stato raccontato dalla Fisher. La storia dell'anomalia e dell'ibernazione, tutto vero. A dar forza e puntellare il tutto intervengono poi dei flashback che non possono lasciare nessuno spazio a dubbi di sorta.

Il racconto va a toccare esattamente quelle note dolenti, quei punti deboli del racconto che potevano farci propendere per l'ennesima bugia ben architettata, e che invece ricevono una risposta che non potrà mai essere soddisfacente. In qualche modo Pilcher è stato l'unico in grado di scoprire l'anomalia e al tempo stesso l'unico in grado di realizzare il progetto Wayward Pines. La mutazione genetica si è effettivamente manifestata in appena duemila anni, portando al crollo della società, ma lasciando intoccata per tutto questo tempo la struttura, che non ha manifestato malfunzionamenti o altri problemi. Queste persone rapite e trascinate in un incubo a occhi aperti (ma perché Pilcher non ha cercato dei volontari?) hanno costruito dal nulla la cittadina in due anni e poi, a causa della pressione, si sono uccise tra di loro. Ai nuovi arrivati non è stato detto nulla, e queste persone per qualche motivo si sono adattate ai segreti, alle pubbliche esecuzioni e alla prigionia.

A tutto questo andrebbero aggiunte alcune considerazioni più o meno importanti sul funzionamento dei macchinari e delle riserve o sul semplice vivere comune. Come illogicità da questo punto di vista non siamo lontani dalla Storybrooke di Once Upon a Time, ma in quel caso si parla di una fiaba, mentre la fantascienza al contrario dovrebbe puntare sulla coerenza interna. Wayward Pines richiede davvero molto alla nostra sospensione dell'incredulità, ma il problema centrale e fondamentale di questa enorme spiegazione è uno: le azioni seguono le necessità della storia, e non il contrario. Un'intera cittadina decide di massacrarsi o suicidarsi o fuggire verso la morte. Non è un comportamento probabile, ma possiamo accettarlo, in fondo si parla di un contesto completamente impossibile. Il problema è che questo espediente, a sua volta causato dalla decisione di Pilcher di rapire degli innocenti piuttosto che reclutare volontari, crea nella Wayward Pines attuale (con tutti i suoi misteri in stile Twin Peaks) una situazione di incertezza generale che è molto più insensata e difficile da accettare per lo spettatore dei motivi che l'hanno resa necessaria.

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