Wayward Pines 1x05 "The Truth": la recensione

A metà stagione arriva l'episodio della svolta: ecco cosa si nasconde dietro lo sconvolgente segreto di Wayward Pines

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Spoiler Alert

Well, that escalated quickly

Bene, a quanto pare la regola sul non parlare del passato a Wayward Pines andava letta in modo estremamente letterale. Dopo quattro episodi di silenzi e ricerche senza meta, e al momento attuale ancora senza senso, la scrittura della serie ci fa mettere seduti comodi e ci racconta, lei insegnante e noi studenti, la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità sulla cittadina. Più o meno. Perché è vero che The Truth dà uno scossone potentissimo a quello che sapevamo fino a questo momento, ed è vero che da questo momento in poi nulla sarà più come prima e la serie cambierà drasticamente tono e probabilmente anche genere. D'altra parte però la sensazione di non detto è ancora forte, così come i dubbi e i problemi di logica legati al racconto spalmato sull'intera puntata. Abbiamo ascoltato ciò che ci è stato detto, ma ancora non tutte le domande hanno avuto risposta.

Nel corso della puntata i tre Burke camminano in direzioni diverse e, salvo un brevissimo confronto tra madre e figlio, si tratta di storyline rigidamente separate. Ciò che le unisce è la ricerca della verità. Ognuno di loro, a modo suo, impiega gli strumenti a sua disposizione per arrivare a qualche risultato concreto. Ethan prosegue per buona parte dell'episodio la sua fuga solitaria e pericolosa tra i boschi, sfuggendo per un soffio alle orrende creature che infestano la zona oltre le mura, arrivando infine ad una terribile visione dell'esterno. Theresa accetta il "lavoro" da immobiliarista – in realtà si tratta semplicemente di accompagnare i nuovi arrivati alle loro case – e nel frattempo cerca di ottenere qualche informazione dal signor Johnson, ultimo acquisto della città. Apparentemente si tratta dell'ennesima variazione sul discorso delle domande senza risposta che ci vengono mostrate dall'inizio, ed è un segmento che passa in secondo piano rispetto al resto degli eventi, eppure anche qui c'è qualcosa da sottolineare.

Naturalmente il momento centrale della puntata è l'orientamento cui è sottoposto Ben insieme ad altri due compagni di scuola. L'antipatica signora Fisher, che probabilmente ha frequentato il corso di "occhiate accondiscendenti" dall'infermiera Pam, li porta in una sala bianchissima e qui, con l'aiuto di slide, dà inizio al processo di iniziazione di quella che diventerà la prima generazione. Prima generazione di cosa? Dunque, sfruttando la bella intuizione di accavallare le parole della Fisher con le scene nei boschi di Ethan, braccato dal branco di creature mostruose (tutta l'idea ricorda per esecuzione il terzo atto di The Village), scopriamo finalmente la vera natura di Wayward Pines. Un'arca, così viene definita, che si trova nell'anno 4028, ultima isola felice di un mondo post-apocalittico, in cui la razza dell'homo sapiens è stata spazzata via da una nuova razza, frutto di una mutazione genetica, chiamata "abbies", diminutivo per aberrazioni.

Il dottor Jenkins, che in realtà si chiama David Pilcher, ha scoperto in qualche momento imprecisato alla fine del secondo millennio che la razza umana sarebbe andata incontro a questa minaccia. Ha quindi deciso di dare il via ad un processo di ibernazione selezionata di alcuni individui, che quindi non sono mai arrivati per caso a Wayward Pines, pronti a far ripartire dopo duemila anni la civiltà umana. Tuttavia non saranno loro i protagonisti di questa rinascita, ma solo i più giovani, gli unici che possono conoscere la crudele verità: come Ben, anche Ethan scopre la verità, ma la sua sembra essere un'eccezione, mentre Theresa ancora non sospetta nulla, anche se durante l'incontro con Johnson avrebbe ricevuto una testimonianza da una fonte diretta delle capsule per l'ibernazione.

L'episodio ci lascia inevitabilmente frastornati e confusi. Sono tante informazioni da recepire in una volta, e francamente non si riesce a capire fino a che punto fidarsi e dove iniziare a dubitare della logica della storia o delle parole dei personaggi. Quello che è certo è che Wayward Pines finora ha proceduto in modo schematico; è finita una parte della storia, e ora ne inizia un'altra. Diamo per buona la spiegazione della Fisher e di Pilcher, e partiamo dal presupposto che tutto il discorso della fine della civiltà e dell'ibernazione sia vero. Coinciderebbe con il racconto di Johnson, e spiegherebbe il motivo degli sbalzi temporali e del perché per alcune persone sembra passato poco tempo e per altre molto, e perché ognuno è convinto di trovarsi in un anno diverso. Inoltre l'idea di un ennesimo ribaltone (in stile The Village appunto, o Ascension, per citare qualcosa di più recente), non ci solletica particolarmente.

Detto questo, speriamo che il discorso dello spostamento nel tempo sia ben spiegato – introducendo il concetto di viaggio nel tempo magari – e non lasciato alla semplice spiegazione dell'ibernazione a caso di persone che per qualche motivo si decide di far risvegliare tra 2000 anni per ricominciare dal nulla. Duemila anni: lo stesso tempo che, secondo la serie, occorre per una mutazione genetica umana e per far impolverare le auto. Come ha fatto Pilcher a prevedere la catastrofe? Perché ha ideato questo piano incredibilmente contorto invece di qualcosa di più semplice? Riesce a viaggiare nel tempo o le sue manifestazioni nel 2014 si riferiscono ad un periodo in cui ancora non era stato ibernato? Una cosa però la si può criticare fin da subito. L'idea di tenere gli adulti all'oscuro della storia e di informare solo gli adolescenti – che dovrebbe "spiegare" il perché fino ad ora nessuno ha detto niente a Ethan – non regge nemmeno per un secondo. Innanzitutto perché la motivazione non ha senso, e poi perché implica che l'intera società di Wayward Pines si regge su un 80% di persone che non ha idea di quello che accade, ad eccezione dei giovani che però per qualche motivo tengono il segreto. La domande su materiali e forniture ce le conserviamo per la prossima volta.

Doveva essere la puntata della svolta e della maturità per Wayward Pines. Dal primo punto di vista ci siamo: il paragone con Twin Peaks e tutto il campionario di storie tirato in ballo finora non ha più senso, è praticamente una nuova serie, con nuove motivazioni. La maturità invece continua a latitare: la storia è sgraziata, i personaggi piatti e la logica rimane un miraggio. Da quest'ultimo punto di vista siamo dalle parti di Terranova, e forse è la cosa peggiore che si può dire.

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