Wayward Pines 1x04 "One Of Our Senior Realtors Has Chosen To Retire": la recensione

Quarto episodio per Wayward Pines: i Burke sono costretti ad adattarsi mentre cercano di scoprire la verità

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Spoiler Alert

“In a time of universal deceit, telling the truth is a revolutionary act”

La citazione più abusata dai complottisti di mezzo mondo diventa lo slogan di One Of Our Senior Realtors Has Chosen To Retire, quarto episodio di Wayward Pines. In realtà né i dialoghi né le situazioni che dominano l'episodio tendono mai all'idea di verità, al tentativo di scoprire anche solo in parte il velo di bugie e inganni che copre la cittadina incastonata tra le montagne. Al suo posto emerge una nuova – anche se solo temporanea – fase per i Burke, quella dell'adattamento. Tolto di mezzo lo sceriffo Pope, Ethan cessa di essere, per scelta propria e degli altri abitanti, l'elemento ostile nell'organismo sociale. Stanca di attendere un inglobamento automatico nel sistema, la misteriosa autorità che regge le redini del gioco fornisce al protagonista un motivo d'essere, e così farà per la sua famiglia. L'episodio è tutto incentrato su questo tentativo, che in conclusione potrebbe rivelarsi un boomerang per gli stessi abitanti.

Il tutto riprende, esattamente come era avvenuto per tutti gli episodi precedenti, e come sicuramente avverrà anche la prossima settimana, all'ombra del colpo di scena conclusivo. Le creature che hanno portato via il corpo dello sceriffo vengono, comprensibilmente, liquidate dal protagonista come lupi, e la famiglia Burke decide di rimandare per il momento ogni tentativo di fuga e tornare a casa. Niente "riconsiderazioni" né richiami per loro. Anzi, Ethan viene nominato sceriffo mentre nell'occasione conosciamo anche il sindaco Fisher – autorità solo di facciata – interpretato da Barclay Hope. I legami sociali vengono lanciati anche in direzione di Ben, che inizierà a frequentare la scuola e conoscerà la professoressa, e moglie del sindaco, Megan Fisher (Hope Davis), nonché una giovane del posto di nome Amy. I falsi sorrisi e l'inquietudine trasmessa dalla prima non sono certo una novità, mentre forse nel caso della compagna di scuola di Ben potrebbe trattarsi – sarebbe una bella idea – dell'ennesimo mezzo architettato da chi si trova dietro tutto.

Già, ma chi si trova dietro tutto? Inutile dire che anche questo quarto episodio gira parecchio a vuoto dal punto di vista delle rivelazioni e degli indizi. I personaggi si confrontano a distanza, non scendono mai nel dettaglio, anche quando sarebbe la scelta più ovvia, e quando lo fanno le risposte arrivano solo per aforismi e frasi fatte. È frustrante, e non ci lascia molto su cui rimuginare se non una gran voglia di dare in pasto ai "lupi" l'infermiera Pam e il suo sorriso da carceriere sadico. In particolare questa settimana a cadere sotto il suo giudizio è il giovane ribelle graffitaro Peter McCall (Justin Kirk). Non scopriremo molto su di lui, né lui ci dirà nulla di particolare sul grande mistero: addirittura libererà lo stesso Ethan dal pericolo di rifiutare un'esecuzione che non avrebbe mai potuto portare a termine.

Il tutto mentre ci chiediamo perché dare a un personaggio che non vuole far altro che fuggire un incarico tanto importante, e continuando a tenerlo all'oscuro di tutto. A riscattare in parte la puntata interviene, e siamo a tre, la svolta conclusiva. Bisogna dare atto allo show di camminare, come il nostro Ethan in conclusione, in bilico tra una lenta risalita e una caduta rovinosa. La noia e l'inconsistenza sono dietro l'angolo, eppure c'è un assoluto rifiuto di equilibrio e c'è la forza di spingere ad ogni puntata l'asticella un po' più in là senza rimanere al punto di partenza. Per adesso va bene, ma il valore complessivo della serie rimane inferiore a quello delle singole puntate.

Infine, per tornare alla citazione orwelliana di partenza, una riflessione. Il tema del condizionamento mentale, l'idea di una società che schiaccia l'individuo con delicatezza e con un falso sorriso sulle labbra non sono certamente nuove, e sono caratteristiche ben sviluppate da molti dei punti di riferimento di Wayward Pines, ma devono scegliere almeno uno tra due criteri fondamentali: o sono perfettamente spiegate e inquadrate (The Truman Show) oppure devono avere un valore simbolico così forte da far passare in secondo piano la logica stringente (Il prigioniero). Arrivato al quarto episodio lo show non dà certezze né in un senso né nell'altro.

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