Le aspettative con le quali la scorsa settimana era arrivato sullo schermo
Wayward Pines avrebbero messo in difficoltà qualunque serie. Ora, più rilassati, possiamo giudicare con calma il progetto tratto dai romanzi di
Blake Crouch per quello che è, al netto dei riferimenti e omaggi più o meno colti e del famoso discorso del lancio in contemporanea mondiale. Certo, va detto che la
Fox dopo
Terranova e
Gotham sembra essersi specializzata nelle serie evento precedute da un immensa campagna per costruire hype che raramente si traduce nei risultati attesi. Detto questo, vediamo cosa è successo nella poco ridente località di
Wayward Pines, in questo secondo episodio che per certi versi ricalca le orme del primo, ma si chiude con una svolta inattesa e drammatica nella storia di un personaggio.
Ethan Burke, interpretato da Matt Dillon, non ci sta ad accettare la sua condizione di prigioniero, anche se la sua è una prigione grande quanto una città. Stringe un legame ancora più forte con Beverly (Juliette Lewis), da parte sua sempre più insofferente, e insieme organizzano un piano di fuga dalla città. Questo però avverrà solo nell'ultima e più concitata parte di episodio. Tutto ciò che lo precede è una riproposizione di situazioni e caratteri che avevamo già visto nella prima parte; e praticamente non scopriremo nulla di nuovo a proposito delle figure chiave come quella dello sceriffo, del medico o dell'infermiera. Ogni cosa, anzi, sembra giocare sulla ricorsività di dialoghi e situazioni, come per accentuare il senso di prigionia e la voglia sempre più pressante di fuggire.
Elementi più o meno grandi, come l'infermiera Pam e il dottor Jenkins che continuano a chiedere di eseguire un'operazione su Ethan, insistendo sul discorso delle allucinazioni – al quale noi non vogliamo e non possiamo credere nemmeno per un secondo, così come il protagonista – ma anche come il gelatino dello sceriffo Pope, o la superficialità della segretaria dell'ufficio. Situazione probabilmente inevitabile per creare contesto e curiosità, ma anche frustrante e affaticata nel ritmo. Si arriva in ogni caso ai momenti finali della puntata, anche i più riusciti dell'episodio. La troppa emozione, l'insofferenza alle regole della comunità (la più importante
"Don't Discuss Your Life Before", è anche quella che dà il titolo alla puntata) tradiscono Beverly, che pagherà facendo fallire il tentativo di fuga e infine venendo giustiziata di fronte alla città.
Certo, in un contesto del genere non sappiamo se il personaggio potrebbe tornare o no. Prendiamola per buona per adesso, e diciamo che è una svolta tanto inaspettata, anche perché l'interprete non è esattamente una sconosciuta, quanto vincente, l'unico momento di rottura e sorpresa in una serie che finora ha vissuto solo di omaggi ingombranti.
La serie continua a muoversi al limite. Caratterizzazioni, dialoghi, narrazione, tutto è sacrificato alla costruzione di un contesto che sia accattivante, che sappia incuriosire e spiazzare, e il risultato – anche perché la situazione di déjà vu è costante e non ci abbandona mai – è riuscito solo a metà. Alcuni giorni fa lo showrunner Chris Hodge ha
affermato che la spiegazione del mistero non è alla base della serie e che grossi cambiamenti sono in vista. Sarà, ma finora abbiamo ricevuto più indizi su cosa possa celarsi dietro il mistero piuttosto che su come la serie potrebbe sopravvivere senza di questo.