Wayward Pines 1x01 "Where Paradise is Home": la recensione

Diretto da M. Night Shyamalan, l'atteso pilot di Wayward Pines, la serie che omaggia Twin Peaks e Lost

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Spoiler Alert
Mentre metà dei telespettatori del mondo era terrorizzata dalla possibilità di vedere un Twin Peaks senza David Lynch, l'altra metà fremeva nell'attesa di un'altra serie, che è essenzialmente un Twin Peaks senza David Lynch. Misteri. E di misteri ce ne sono tanti in Wayward Pines, attesa trasposizione della Fox della trilogia di romanzi scritti da Blake Crouch che ha debuttato ieri con un lancio contemporaneo mondiale che non ha precedenti per portata. Tra il cospirativo e il sovrannaturale, tra il thriller e l'allucinato, entriamo nella "zona del crepuscolo" accompagnati dalla mano registica di M. Night Shyamalan. Intrattenimento e atmosfere di facile presa sullo spettatore, riferimenti palesi e colti, ma a fine visione rimane ben poco, e praticamente nulla di originale.

Il protagonista della serie è l'agente speciale Ethan Burke (Matt Dillon, anche il migliore del cast), che si ritrova nella cittadina da cui prende il nome la serie per rintracciare due suoi colleghi scomparsi da tempo. Ciò che non sa è che il piccolo paesino incastonato tra le montagne presenta più di un lato oscuro. Tutti sembrano avere qualcosa da nascondere, lo trattano come se fosse al centro di una grande recita, e naturalmente lasciare il posto non è affatto semplice. Apparentemente sono dalla sua parte la giovane fuggitiva Beverly (Juliette Lewis), che lo aiuterà in un primo momento, e l'ex collega Kate Hewson (Carla Gugino), che ritroverà nel finale e che lo indirizzerà confermando buona parte dei suoi sospetti, aprendo al tempo stesso la porta a nuove domande. Completano il gruppo di cast tre nomi noti come Melissa Leo e Toby Jones, rispettivamente nei panni dell'infermiera Pam e del dott. Jenkins, e Terrence Howard, che mentre si gode il successo del suo ruolo in Empire, sempre sulla Fox, qui interpreta lo sceriffo locale.

Per essere innanzitutto un soggetto letterario, è significativo che Wayward Pines metta al centro così tanti riferimenti all'immaginario cinematografico-televisivo, quasi che una traduzione per immagini fosse sempre stata l'obiettivo principale. L'idea del microcosmo isolato dal mondo, nel quale i canoni narrativi vengono sovvertiti insieme con le nozioni di spazio e tempo, è chiaramente ricalcato sul modello dell'opera di Lynch. Eppure rimane una differenza sostanziale. In Twin Peaks il clima di irrealtà era endemico al luogo, non cercava ragione né verità, perché queste erano inafferrabili, scaturivano dalla terra, dalle montagne, dalle case, dalle persone, e trascinavano l'intera narrazione su un piano alternativo alla normalità. Sfumature di follia che in Wayward Pines lasciano invece il posto, almeno sembrerebbe, ad un'esasperazione più artificiosa, modellata da esseri umani con precisi scopi.

Ed è con un approccio di questo tipo che entrano in scena tutta una serie di nuove fascinazioni e punti di riferimento impossibili da ignorare. La scena iniziale omaggia il celebre prologo di Lost, ma la scrittura va oltre, attingendo a tutto quell'insieme "distopico" che, in senso più classico, si diverte a porre l'uomo comune in una situazione eccezionale: c'è quindi un collegamento lungo trent'anni fra Il Prigioniero e The Truman Show, modelli ai quali è difficile non pensare nella bella scena (assurdo non aver chiuso l'episodio con quel climax) in cui Ethan arriva alle mura della città, realizzando di trovarsi in una prigione a misura di cittadino. E, tanto per rimanere in tema di non-luoghi e uomini in fuga, quando due persone durante un temporale trovano rifugio in una piccola costruzione tra i boschi, è difficile non pensare a Shutter Island. E se consideriamo che il protagonista potrebbe soffrire di allucinazioni a causa di un trauma mai superato, il gioco è fatto.

L'episodio non si limita a introdurre il contesto, lasciandoci nella confusione più totale, ma fissa alcune delle regole del gioco, ci indirizza su una certa lettura degli eventi, delinea bene gli spazi e la divisione tra buoni e cattivi. Non è molto riuscita l'idea di intervallare la ricerca infruttuosa di Ethan con flashback della sua famiglia o con gli stessi eventi nel presente che riguardano la moglie Theresa (Shannyn Sossamon): spezzano la tensione creata e ci estraniano dall'allucinazione di quella che invece dovrebbe essere una corsa senza respiro. Non a caso è un elemento che distingue la serie da tutti i riferimenti che si pone; una delle poche intuizioni originali, ma non del tutto riuscita.

Dialoghi, situazioni e interpretazioni nella media, e l'ottima prospettiva di trovarci di fronte ad una miniserie (quindi nessun vicolo cieco e un finale che dovrebbe rispondere a tutto) ma anche la sensazione che qualunque intuizione, anche quella al momento non compresa, sia debitrice del lavoro di qualcun altro. Ecco che quindi, nel momento in cui scopriamo insieme a Ethan un biglietto che dice "There are no crickets in Wayward Pines", tutto quello che leggiamo è "Owls are not what they seem".

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