Way of X #1, la recensione
Un filone appositamente dedicato al lato oscuro di Krakoa: Way of X potrebbe rivelarsi la serie mutante da non perdere quest'anno
Ma, se vogliamo, le sue radici sono ancora più profonde e arrivano fino alle pietre angolari della saga di Krakoa, House of X e Powers of X, dove accanto alle meraviglie e ai trionfi della riscossa della razza mutante serpeggia qua e là un vago senso di inquietudine, l'impressione che in mezzo a miracoli come la sconfitta delle malattie e della morte, la rivendicazione di indipendenza e di superiorità e l'inizio dell'età dell'oro della razza mutante si insinui qualcosa di malsano e di minaccioso, un prezzo da pagare ancora indefinito e sfuggente che attenda di colpire al momento giusto.
Più che un albo a tema religioso vero e proprio, Way of X vuole essere un'indagine su questa minaccia non vista, o per usare le parole di Kurt, questo "serpente nell'eden", un'esplorazione delle ombre, delle implicazioni e dei compromessi morali (e perché no? delle contraddizioni) che l'odierna società krakoana racchiude in sé. Aleggiano atmosfere che oscillano tra X-Files e Il codice da Vinci, in cui i misteri di natura più prosaica si intrecciano ai dilemmi di una società criptica e sfuggente in cui molte cose non sono quello che sembrano.
La vecchia regola dello show don't tell funziona sempre, e più dei dialoghi in cui Nightcrawler e i suoi interlocutori dissertano dell'oscurità che si nasconde dietro la facciata dorata di Krakoa, appaiono valide le scene in cui questa oscurità tinge i personaggi che nelle serie più canoniche siamo abituati a vedere sfolgoranti di luce, mostrandoci uno Xavier sempre più perso nell'hubris, ma nell'inconscio roso da sensi di colpa che non hanno ancora un nome, e un Magneto che, esaltato dalle acclamazioni dei mutanti sotto il suo comando e dal suo ruolo quasi messianico (Magnus sembra avere preso il posto di Apocalisse nei rituali del Crogiolo) quasi chiude il cerchio tornando ad assumere espressioni e atteggiamenti tipici del Magneto malvagio delle origini, peraltro citato e omaggiato in modo molto particolare nell'albo.
"Way of X potrebbe rivelarsi la serie mutante da non perdere quest'anno"Meno chiara è la funzione dei comprimari della serie, a malapena accennati e con poche vignette a disposizione per dichiarare la loro funzione nell'economia della narrazione, a parte forse il Dottor Nemesis, che sembra destinato a ricreare con Kurt una versione più ironica e sfaccettata della rivalità uomo di fede/uomo di scienza estrapolata direttamente dagli scenari di Lost.
Dal punto di vista grafico, la prova di Bob Quinn offre a sua volta alti e bassi. La "regia" è valida nella gestione dinamica delle scene d'azione e nell'evocazione delle atmosfere, e un uso massiccio delle chine contribuisce a rendere bene l'atmosfera plumbea e opprimente che caratterizzerà la serie. Meno convincente è la resa dei personaggi veri e propri, a volte sacrificati nel dettaglio o con espressioni abbozzate ma non portate a termine nel dettaglio.
Il numero si chiude con l'entrata in scena di quello che probabilmente sarà il villain portante della serie, scelta che considerato il tema principale del titolo è ampiamente azzeccata e può essere foriera di grandi colpi di scena.
In conclusione: storia e disegni buoni, ma con margini di miglioramento, ma il vero punto di forza della serie sta nelle tematiche trattate. Un filone appositamente dedicato al lato oscuro di Krakoa e ai semi della rovina che rischiano di germogliare in questa Camelot mutante: Way of X potrebbe rivelarsi la serie mutante da non perdere quest'anno. Buona partenza, grandissimo potenziale per fare meglio.
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