Waves, la recensione | Roma 2019
La nostra recensione di Waves, il film diretto da Trey Edward Shults presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019
Tyler (Kelvin Harrison Jr.) è un ragazzo che vede di fronte a sé un futuro brillante grazie a una carriera da wrestler e all'amore della compagna di scuola Alexis (Alexa Demie).
La situazione della famiglia prende però una svolta drammatica quando il ragazzo si infortuna a una spalla e decide di non dire nulla ai genitori nella speranza di poter concludere il campionato e ottenere un'ambita borsa di studio per il college, distruggendo così le proprie speranze di gloria.
L'energia e la passione, spesso irrazionale, che contraddistingue il mondo degli adolescenti, si fanno strada sullo schermo grazie allo stile registico di Shults che non esita a fondere musica e inquadrature ricche di colori e movimento. Il regista e sceneggiatore perde tuttavia in più punti il controllo sul proprio materiale e Waves intreccia alla colonna portante rappresentata dalle conseguenze di un mondo maschile opprimente, e in più casi violento, molti spunti legati alla quotidianità dei teenager contemporanei come dipendenza da alcol e droga, gravidanze inaspettate, rimpianti ed errori irreparabili. Le due parti che compongono il film, la prima dedicata a Tyler e la seconda a Emily ruotano entrambe intorno a un rapporto tra genitori e figli complicato e determinante per decidere la sorte dei due ragazzi. Da una parte c'è un padre presente, ma incapace di ascoltare il proprio figlio e sostenerlo nelle difficoltà invece che spingerlo fino all'estremo e dall'altra c'è invece una figura maschile negativa e assente con cui Luke (Lucas Hedges), il fidanzato di Emily, deve confrontarsi prima che sia troppo tardi. Entrambi gli adolescenti diventano adulti e gettano le basi per la propria maturità proprio tramite l'incontro-scontro con la figura paterna, elemento ben gestito da Harrison e Hedges (attore che si spera di veder uscire dall'ormai consueto ruolo del ragazzo un po' impacciato e dal carattere complesso) con due personaggi quasi in opposizione per personalità e fisicità. Molto apprezzabile anche la performance di Russell che interpreta con sensibilità e attenzione la solitudine e la malinconia che caratterizza Emily, facendone emergere la sofferenza e al tempo stesso la voglia di vivere e reagire, l'empatia e l'indipendenza che la rendono distante dagli schemi e dagli stereotipi.
Utilizzando più volte la metafora delle onde, del destino e delle maree in continuo movimento, il film, contraddistinto anche da una colonna sonora trascinante e ipnotica, convince nonostante uno script che in più momenti si rifugia in situazioni ed emozioni fin troppo utilizzate sul grande schermo, riuscendo però a proporre con Waves un interessante ritratto dei rapporti tra diverse generazioni e sull'importanza del dialogo e del perdono all'interno di una società che spesso spinge sull'acceleratore negando il tempo per una seconda chance a chi compie errori.