Watchmen 1x08 "A God Walks Into Abar": la recensione
Il penultimo episodio stagionale di Watchmen è una lunga parentesi nel tempo che ci racconta la storia di Dottor Manhatthan
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È il 2019. Dottor Manhattan è sulla Terra, e si è appena risvegliato da un lungo sonno della mente. Lo chiamano Cal, ma non è il suo vero nome. Lo chiamano Dottor Manhattan, ma non è il suo vero nome. Il suo vero nome è Jon, e sa di non poter essere salvato. Il penultimo episodio della prima stagione di Watchmen si intitola A God Walks Into Abar: il doppio senso contenuto nel titolo della puntata cela una profonda ironia. L'ironia dei passionali, di chi racconta una storia con gioia e amore, di chi sa che la grandezza delle storie è nei dettagli, non nella seriosità. Damon Lindelof ha dimostrato, anche qui, di voler essere quell'autore.
È il 2009. Sempre nella scrittura di un episodio di Lost, Lindelof introduce uno strumento, una bussola, che viene consegnata a John Locke. Si tratta, ma lo scopriremo solo molto più avanti, di un oggetto fuori dal tempo, senza un'origine né una fine, creata dal paradosso di una consapevolezza del tempo non lineare. Watchmen qui gioca con quell'idea, la manipola, la stringe nel palmo della mano e le dà le fattezze di un uovo, e la utilizza per giustificare eventi che non hanno un'origine definita o logica, come il trasferimento a Tulsa o i crimini di Crawford. Nel momento in cui Dottor Manhattan entra in scena come narratore interno, l'intera impostazione della storia ne viene travolta, e si sposta su binari diversi, semplicemente perché non può fare altrimenti.
È il 2009. Dottor Manhattan è in un film. Ma stavolta c'è qualcosa di diverso. Dicono che la catastrofe che ha ucciso milioni di persone è colpa sua, dicono che ha distrutto intere città, e che il pianeta deve unirsi contro di lui. Come sappiamo, la serie HBO abbraccia invece la versione originale, con il mostro tentacolare spaziale, assurdo e lovecraftiano, schiantatosi a New York. Addirittura vediamo Veidt lanciare altre piogge di calamari sul pianeta, quasi come un gioco, poco prima di autoesiliarsi in un paradiso che per lui è l'inferno. C'è un momento molto divertente in cui Veidt parla di appropriazione culturale, e un altro in cui cita un piccolo elefante (che forse dovrebbe farci scattare un campanello). Ma quel che più importerà qui è il piccolo anello di metallo che dona a Jon, e che dovrebbe bloccare la sua memoria.
È il 2019. Nella serie televisiva, Jon Osterman è condannato. La donna che ama, Angela, non può salvarlo, ma rimane per cercare di fare qualcosa. Tutto il resto è già scritto, è già accaduto, di per sé non avrebbe alcun senso. Ma il punto è proprio questo. Lottare contro l'inevitabile, rigettando il controsenso per cui "tutte le relazioni finiscono in tragedia". Dottor Manhattan non può razionalizzare tutto questo, ma può innamorarsi di una persona che agisce così. Nello stesso momento in cui si innamora, la conosce in un bar, e in quello stesso istante si inginocchia di fronte a lei, ma è lui a ricevere un anello, e non è certo un anello di matrimonio. Eppure in quell'oggetto c'è una promessa, una costante che rimane fissa nel tempo e che, come in Lost, così in Watchmen, è l'amore.
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La serie di Watchmen va in onda su Sky in contemporanea con gli Stati Uniti alle 3 della notte tra domenica e lunedì e poi lunedì sera in versione originale alle 21.15 su Sky Atlantic e NOW TV.