Watchmen 1x03 "She Was Killed By Space Junk": la recensione

Sul terzo episodio di Watchmen piomba la presenza fortissima di Laurie Blake, che regala l'episodio più intenso.

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Spoiler Alert
Watchmen 1x03: la recensione

"Ma dottore, Pagliacci sono io"

Chiunque conosca Watchmen sa contestualizzare questa battuta, e chiunque non lo conosca, beh... difficilmente sarà arrivato alla terza puntata della serie. È un riferimento che vale la pena proporre perché la scrittura dell'episodio lo suggerisce. Nella puntata che mette al centro, con un'intuizione ispirata, una più matura Laurie Blake, la struttura dell'episodio affida il proprio ritmo interno – il proprio ticchettio potremmo dire – ad una lunghissima storia in cinque parti. Il narratore, ma soprattutto il destinatario della storia, ci dicono forse sul senso di una serie comunque ancora spiazzante e difficile da inquadrare.

Dopo un secondo episodio che serviva a dare più profondità all'ambientazione, Watchmen apre qualche spiraglio in più nel proprio universo. Ed è una boccata d'aria fresca quella rappresentata dalla ex Spettro di Seta II. Laurie Blake, qui interpretata da un'ottima Jean Smart che già forma una coppia perfetta sullo schermo con la Angela di Regina King, è la new entry di cui la serie aveva bisogno. Oltre ad esercitare una forza propulsiva non indifferente sull'intreccio, il personaggio rappresenta il collegamento necessario con il passato della serie, quella mitologia che lo show probabilmente continuerà a consegnarci con il contagocce.

Qui la scrittura di Lindelof è più generosa del solito, e l'episodio è il più soddisfacente dei tre. Se non altro, archiviata per il momento la storyline del misterioso ultracentenario, ritorniamo ad ambienti e personaggi più familiari. Laurie condivide con l'Ozymandias della scorsa settimana un'ossessione mai superata per Dr. Manhattan. Come si può, d'altra parte, entrare in contatto con un essere semidivino, e riuscire ad andare avanti come se nulla fosse? Ecco quindi in una speciale cabina – ovviamente blu – che la donna si rivolge all'uomo che ha amato, che forse ama ancora. Gli racconta una battuta che a vario titolo omaggia la storiella su Pagliacci di Rorschach, ma che serve a trarre nell'intreccio riferimenti a Gufo Notturno, a Ozymandias e a Dr. Manhattan.

In realtà è proprio l'idea del passato ad aggredire ogni spazio privato e professionale della vita di Laurie. Dal gufo che tiene ingabbiato, molto simbolicamente, in casa, a giocattoli sessuali ispirati al superuomo blu, alla stessa attività di cacciatrice di vigilanti. Il senatore Keane – tipo un po' sospetto in verità – la contatta per fare luce sull'uccisione del commissario Crawford. Ed ecco quindi il collegamento con la storyline principale. Era l'impulso che serviva all'intreccio per crescere in intensità. Laurie è un personaggio forte, capace di infondere più importanza ad ogni ambientazione o protagonista con il quale entra in contatto. Lo vedremo sia nel corso di un aggiornamento all'unità di polizia, sia durante un attentato al funerale.

La storia tende quindi ad aprirsi con naturalezza, inglobando la minaccia di presunti vigilanti, che potrebbero oppure no essere collegati agli emuli di Rorschach, e gettando un'altra ombra su Crawford. Su tutto rimane la presenza sfuggente di Dr. Manhattan, stabilitosi su Marte, a coltivare la propria solitudine divina mentre gli umani gli rivolgono preghiere forse inascoltate guardando al cielo notturno. Forse solo nel lento crogiolarsi in un passato che non ritorna – e che forse risponde agli spettatori che potrebbero lamentarsi dell'approccio alla storia – troviamo un punto in comune con Adrian Veidt, che per la terza settimana rimane un netto, ma esilarante, punto interrogativo.

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