Warm Bodies, la recensione
Gli zombie li abbiamo viste in tutte le salse mancava la commedia romantica. Di tutte le maniere in cui poteva avvenire però questa forse è la più carina e innocua
Non era facile inseguire il successo di Twilight da sufficiente distanza perchè non fosse troppo palese, agire sul terreno del romanticismo disperato ma anche andare a toccare corde sufficientemente di moda. Warm Bodies tenta tutto questo, sfruttando il filone dell'apocalisse zombie (uno dei più forti considerato anche la serie di The Walking Dead e il grande e grosso World War Z, di prossima uscita) e un'idea banale ma in fondo non stupida, cioè ribaltare la prospettiva e raccontare la lotta di uno zombie per tornare a sentirsi vivo.
Il segreto di Jonathan Levine è stato tutto nel provare a girare intorno a Romeo e Giulietta senza calcare la mano (scena del balcone a parte), puntando sugli elementi forti di quell'intreccio, ovvero l'amore contrastato, la prossimità con la morte, il risveglio dei sentimenti. I genitori non capiscono, i ragazzi ne sanno di più. Tanto basti.
Alla fine non sarà certo un caposaldo di nessuno dei molti generi cui appartiene, ma Warm Bodies è un film carino e ben realizzato.