Warcraft - L'inizio, la recensione
Precisissimo nella fusione di digitale e analogico ma non altrettanto nella creazione di una mitologia e dell'epica, Warcraft - l'Inizio è un buon film senza identità
L’idea che sulla carta avrebbe dovuto distinguerlo da tutte le altre saghe fantasy in circolazione era il fatto di mettere in scena una guerra e saper stare da entrambe le parti dello schieramento, poter parteggiare sia con gli orchi che con gli umani (che poi è quel che si può fare nei videogiochi). Eppure non è realmente così. Pur avendo un “buono” in entrambe le fazioni è sempre molto chiaro come esistano dei veri cattivi e dei veri buoni, quale cioè sia il popolo dalla cui parte è opportuno schierarsi. E non è nemmeno una grande sorpresa scoprire quale dei due sia.
Insomma questo che a tutti gli effetti è un film d’animazione con alcuni attori reali, riesce nell’impresa di assumere le sembianze di un’opera in live action e bastaChe però il più grande trionfo del film sia tecnologico la dice lunga sulla capacità dell’intreccio di appassionare. Jones insegue a perdifiato l’epica con uno sforzo encomiabile ma fallimentare. La cerca nelle grandi panoramiche, negli agguati annunciati da uno sguardo maligno dall’alto del burrone, dai salti sui grifoni volanti (già visti nel trailer), dalle scene madri, le vendette, la coolness dei personaggi e dalle imprese incredibili, eppure non riesce mai a trovarla realmente. Nonostante a Warcraft - l'Inizio non manchi l’azione, lo stesso non riesce a trovare mai quel senso dell’avventura e dell’eroismo di cui avrebbe molto bisogno. Non riesce infatti ad avere i toni dell’eroe il personaggio che sembra designato ad esserlo, l’Anduin Lothar dell’impalpabile Travis Fimmel, e non ha un percorso convincente di trasformazione in un eroe il giovane mago di Ben Schnetzer. Ancora, non è nemmeno un buon personaggio ambiguo o solo reverenziale come desidererebbe essere il Guardiano, interpretato da Ben Foster (il peggiore di tutto il cast), più simile a un arrogante bullo da scuola che ad una figura temuta e rispettata.
Il motivo probabilmente va ricercato nella scarsa creatività delle ambientazioni. Perchè se almeno il design degli orchi qualcosa inventa rispetto agli standard del cinema (ma nessuna illusione, tutte le idee vengono dritte dai giochi), il resto è una specie di rivisitazione delle favole in live action prodotte dalla Disney: armature, castelli, re e principesse agghindati come protagonisti di fiabe più che come reali esseri umani, più Biancaneve che Il Trono di Spade.