War Sailor: La serie, la recensione

Ampliato e suddiviso serialmente in 3 episodi, War Sailor è un affresco di semplice ma devastante potenza, feroce denuncia antibellica

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La nostra recensione di War Sailor, film norvegese candidato all'Oscar 2023 ora disponibile su Netflix in versione ampliata e divisa in 3 episodi

Carbone, sale, sangue, follia, ingratitudine: un vortice tetro e da cui non si può fare ritorno se non irrimediabilmente segnati. Questo descrive War Sailor: La serie, ampliamento - ridistribuito in forma seriale su Netflix - del film di Gunnar Vikene candidato all'Oscar. Sapiente mosaico di volti e storie diverse, tutte confluite nel maelstrom cruento della Seconda Guerra Mondiale, l'opera di Vikene è un grido di disperazione contro tutti i conflitti, nonché un'accorata implorazione di giustizia nei confronti dei tanti marinai norvegesi coinvolti, loro malgrado, nell'orrore bellico.

Nulla di nuovo sul fronte norvegese

A scanso di equivoci, è bene chiarire subito una cosa: War Sailor è esattamente come lo si può immaginare. La vicenda centrale, che vede come protagonisti i due amici d'infanzia Alfred (Kristoffer Joner) e Wally (Pål Sverre Hagen) attraversa gli anni del conflitto mondiale offrendo allo sguardo del pubblico il consueto bagaglio di carneficina e orrore che ci si aspetta da un film storico incentrato su quel determinato periodo.

Ciò non equivale, però, a un depotenziamento della portata drammatica del film di Vikene; è anzi nell'estrema semplicità narrativa - cadenzata secondo una cronologia puntualmente indicata all'inizio di ogni nuovo "capitolo" - che War Sailor trova la propria forza, potendosi permettere all'interno della sua solida essenzialità ampio spazio per emozioni e travagli interiori. Alfred e Wally non vogliono saperne nulla della guerra; il conflitto deflagra investendo le loro esistenze e sfigurando le loro anime in modo incancellabile, così come avrebbe fatto con chiunque di noi.

Una tragedia mozzafiato

Con lo stesso vigore di una tempesta improvvisa, War Sailor travolge lo spettatore con una messinscena sontuosa ed esteticamente impeccabile, dipingendo con una tavolozza volutamente livida e ingrigita la dura realtà di un mondo in balia della violenza. Se il film di Vikene è la produzione più costosa della storia del cinema norvegese, possiamo dire che ogni centesimo del suo ingente budget (oltre 11 milioni di euro) è ben visibile, tradotto nella maestosità delle scene in mare aperto come in quelle sulla terraferma, riservate alla famiglia di Alfred.

Proprio questa famiglia è il contraltare statico del disperato peregrinare dei due amici protagonisti; a dispetto della grandiosità della ricostruzione storica, War Sailor resta sempre ben ancorato al suo cuore più intimo e dolente, passando in rassegna le troppe vittime dell'insensatezza di pochi. In più di un'occasione, la morte sembrerà quasi una liberazione rispetto al peso che i sopravvissuti dovranno portare con sé; ad aggravare un carico già impossibile da sostenere, interviene anche l'ingratitudine di un intero sistema politico, incapace di riconoscere il valore dei tanti marinai rimasti coinvolti in un eccidio durato anni e dal quale non può esistere definitiva guarigione.

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