War - La guerra desiderata, la recensione
Il nuovo tentativo di matrimonio tra il fantastico come ci arriva dall'estero e il cinema italiano che conosciamo bene tocca a Gianni Zanasi
La recensione di War - La guerra desiderata, in sala dal 10 novembre
Va detto subito: War non è un film di guerra ma un film sulla guerra e cosa fa agli esseri umani, non è una storia con una grande coerenza logica (i buchi di sceneggiatura sono coltivati come un hobby) né ha intenzione di far fare chissà che arco narrativo ai suoi personaggi (si ricorda di chiudere le loro storie all’ultimo proprio). L’unica cosa a cui tiene è lo sfondo, questo paese allo sbando, preda di violenti. Potrebbe facilmente essere una maniera indiretta di parlare della pandemia (come avviene in Siccità) ma onestamente non sembra di riscontrare alcuna possibilità di parallelo.
War ha però tutti i difetti che i film di Zanasi coltivano di solito come pregi. È pieno di stimoli e idee non sempre chiuse, (un’ossessione per l’insoddisfazione dei personaggi, il desiderio di essere utili e la distanza dei rapporti, tutti spunti di cui regolarmente si dimentica) e si compiace così tanto di questo scenario da dimenticarsi troppo a lungo di far partire una trama. Questo è un film-fiume con momenti apprezzabili e una strana cura, in cui alla fine si finisce in uno scenario completamente diverso rispetto all’inizio (che sarebbe anche una gran bella immagine l’ultima), un viaggio verso l’inferno che tuttavia non ha le spalle larghe per reggere queste ambizioni e fa una fatica bestiale anche solo ad avanzare, come camminasse nel fango.
Tuttavia War, proprio per essere un film di genere dalla sinossi impeccabile (il momento nella spa è perfetto a tantissimi livelli diversi) ma poi nei fatti diluito, dilatato, modificato e concentrato sullo sfondo, è anche un perfetto nuovo capitolo di un’altra grande storia di cui tutti siamo partecipi: quella della penetrazione del fantastico nel cinema italiano nella forma del genere. È la storia della ricerca collettiva da parte del nostro cinema di un matrimonio nuovo, di ibridi che abbiano un senso tra il fantastico di maggior successo che conosciamo dall’estero e il punto di evoluzione cui è arrivato per versi proprio il nostro cinema.