The Walking Dead 4x15 "Us": la recensione

Penultima puntata stagionale per The Walking Dead: ecco la recensione

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Dopo aver alzato il tiro la scorsa settimana con un episodio decisamente superiore alla media stagionale, The Walking Dead con Us fa un passo indietro, ma non tanto grande, giusto quel che basta a riprendere le fila di tutte le storyline, tranne due, e portarle ad una svolta finalmente d'impatto. Glenn, Maggie e tutti gli altri finalmente alle porte di Terminus, ma saranno davvero al sicuro? Prima di scoprirlo seguiamo l'ultima parte del loro tragitto, sempre più pericoloso e pieno di ostacoli, in questo episodio per certi versi imperfetto, ma anche sufficiente, scorrevole e a tratti divertente.

Partendo dai meno importanti, ecco Rick, Carl e Michonne sulle rotaie. La scena è sostanzialmente inutile, dura poco e non porta a nulla di concreto al di fuori di uno scambio di merendine. L'unico scopo è quello di rimarcare ancora una volta la metamorfosi della donna  del gruppo. Attraverso Carl Michonne è infatti rientrata in contatto con un passato di violenza e perdita mai completamente elaborato: quello della sua famiglia scomparsa. L'animo più dolce e materno di questa figura è infine uscito fuori e ormai è parte di lei. L'elaborazione di psicologie complesse non è esattamente il punto forte dello show, e anche in questo caso il rapido processo è stato portato avanti in modo forse troppo caricato e spesso grossolano, ma tutto sommato è una bella evoluzione, che in prospettiva arricchisce uno dei personaggi migliori della serie.

Cambiando zona, di Beth nemmeno l'ombra, ma la sua figura è indirettamente presente nei gesti, spesso violenti, di Daryl. Una volta incontrato il poco raccomandabile gruppo di idioti armati, lo stesso dal quale sfuggì Rick in quella casa in Claimed (titolo non casuale), il nostro balestriere cambia pelle ancora una volta, ritorna lo scontroso e diffidente uomo che era stato in passato. C'è qualcosa di Merle in questi individui e, anche se di certo Daryl non è più succube del fratello, l'istinto lo riporta agli atteggiamenti di un tempo, alle dinamiche da branco, un branco con delle regole un po' folli, ma sempre intimamente selvaggio. Mentre la maggior parte del gruppo fa da tappezzeria, gli unici a interagire, anche solo a parlare, con Daryl sono Joe, il loschissimo capo del gruppo, e  Len, idiota tra gli idioti che farà una fine ingiusta, ma prevedibile. Anche in questo caso c'è un po' di faciloneria e banalità con la quale viene creato il caso (la banale spartizione di un coniglio) su cui costruire lo scontro, ed è facile immaginare come dietro la risoluzione finale vi sia l'imbroglio dello stesso Joe. La costruzione delle regole del gruppo sociale non funziona. Di fatto si baserebbe sul semplice "reclamare" qualunque cosa e sul dire sempre la verità. Norme di questo tipo non funzionerebbero, né avrebbero molto senso, in un gioco per bambini, figurarsi tra adulti muti e senza caratterizzazione che al minimo cenno si avventano su un compagno per farlo a pezzi.

Il filone migliore dell'episodio è quello relativo a Glenn e gli altri. Eugene is the man. Con quel mullet improponibile e quello sguardo da mucca che vede passare il treno pensavamo che la scrittura avesse toppato clamorosamente. E invece no, la cosa è voluta. Ci divertiremo a prendere in giro questo personaggio, il suo egocentrismo, le sue uscite insensate, ma almeno ce ne ricorderemo. Eugene è passato nel giro di un episodio da Jar Jar Binks della serie a simpatico cialtrone dal cuore d'oro, e ne siamo felici. Gli vogliamo bene, anche se si rifiuta di dire a chiunque il segreto dietro l'epidemia (con il rischio che se morisse ci si troverebbe punto e a capo). Alanna Masterson non sarà la migliore attrice del mondo, ma le motivazioni della sua Tara sono davvero tangibili e interessanti. Un personaggio che si sente in colpa, che ha realizzato troppo tardi l'errore che stava commettendo, che si scopre solo al mondo e che ormai senza ragione di vita tende a offrirsi in sacrificio per espiare le proprie colpe. La scena nel tunnel è ben realizzata, ha un'atmosfera che contrasta gli zombie nel bosco o nelle case che da sempre siamo abituati a vedere, e si conclude con  una soluzione d'impatto, per quanto un po' forzata (non ci voleva un giorno per aggirare il tunnel?).

L'arrivo a Terminus rappresenta l'inizio di una nuova fase. Ovviamente non risolve nulla, rappresenta semplicemente il nuovo e inevitabile step nello schema di base dello show che vede i protagonisti giungere ad un luogo che presumono sicuro, salvo poi doverlo abbandonare una volta scoperto cosa non va. È accaduto con il CDC, con la fattoria, con Woodbury, con la prigione, e ora accadrà anche con Terminus. La storia si ripete, il viaggio ricomincia, e The Walking Dead continua.

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