The Walking Dead 4x14 "The Grove": la recensione

The Grove è il miglior episodio di The Walking Dead dopo molto tempo

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Facile perdersi nel bosco che dà il titolo all'ultimo episodio di The Walking Dead, facile smarrirsi e perdere i binari, quelli più concreti che delineano il cammino verso la – presunta – salvezza di Terminus, quelli più sottili che reggono il percorso individuale dei personaggi, il rapporto con l'altro e il costante fare i conti con la propria morale personale. The Grove è senza dubbio il miglior episodio di questa seconda metà di stagione, e in generale uno dei più forti che si ricordino nella serie di Kirkman e soci. Una puntata imperfetta, colpevole di un certo rilassamento nella prima parte e di alcune ingenuità narrative sparse qua e là, ma anche ben diretta, ben scritta, finalmente coraggiosa e cattiva come sempre dovrebbe essere questa serie tanto seguita

La cold open di The Grove è eccezionale: riesce a coniugare semplicità e creatività, ambiente e suoni, a innestarsi nella trama dell'episodio da un punto di vista particolare e curioso, riesce perfino ad inquietare sfruttando una prospettiva distaccata, in una serie in cui tutto è immediato e ravvicinato e la paura latita. Solo trenta secondi, ma praticamente perfetti, e il consueto modo in cui le prime martellanti note della opening emergono prepotentemente nella scena non possono che aumentare l'effetto. È una piccola cosa in confronto al resto dell'episodio, ma anche di piccoli lampi è fatta la vita. Lampi di genio come in questo caso, o di follia, come quelli di cui è tempestata la seconda parte dell'episodio.

Nel considerare la prima parte della puntata non si può non tener conto di ciò che l'ha preceduta e di ciò che la segue. Se i quattro episodi precedenti non fossero stati dei semifiller utili a grattare via minuti dall'obiettivo stagionale, allora l'ambientazione chiusa e circoscritta di The Grove avrebbe assunto tutto un altro significato. Ci avrebbe colpito, sorpreso, nell'attesa di un cambio di location che non arrivava mai, e infine shockato con la rivelazione finale. Nel caso particolare invece il carico di sfiducia delle puntate precedenti si trasmette anche nei primi venti minuti settimanali, riscattato solo in parte da una seconda parte dirompente. I dialoghi tra Tyreese e Carol non sono così interessanti, e l'escalation della condizione di Lizzie risulta fin troppo accelerata, per quanto d'effetto.

Ma la morte, soprattutto la morte di un bambino, rappresenta pur sempre un limite difficile da accettare, anche nella finzione narrativa di uno show, ed ecco quindi che la doppia uccisione nel finale d'episodio non può far altro che colpire. Si potrebbe obiettare che, dopo le avvisaglie sullo stato mentale di Lizzie e dopo i pericoli affrontati di recente, i due adulti avrebbero dovuto evitare di lasciare le bambine da sole con se stesse, si potrebbe affermare che la degenerazione di Lizzie esploda troppo repentinamente, in maniera meccanica e artificiosa, solo come preparazione per lo shock finale, e si potrebbe argomentare fino all'infinito sulla decisione drastica di Carol. Ma l'effetto straniante nel vedere Judith inconsapevole e innocente su un prato mentre intorno si consuma la tragedia rimane, così come le considerazioni circa la necessità di rinnovare e adeguare la morale ad un contesto mutato. Il processo di adattamento sarà drastico, ma inevitabile.

The Walking Dead, sotto una patina violenta e provocatoria, nasconde l'anima di uno show poco coraggioso, a volte troppo buonista, che ancora teme di esporsi, che spesso si è perso in considerazioni difficilmente considivisibili. Lo show in cui Shane sarebbe dovuto passare per cattivo della situazione e invece finiva per essere il personaggio con cui si empatizzava di più, in cui la stessa Carol veniva biasimata e allontanata dopo aver compiuto una scelta difficile, ma necessaria. Quindi, se da un lato si può anche obiettare che ci fossero altre soluzioni a quella adottata nel finale di episodio, dall'altro lato è bello vedere finalmente la serie che tira fuori gli attributi e mostra qualcosa di sgradevole, coraggioso e cattivo.

Melissa McBride non soltanto è la migliore attrice del cast, ma ha anche il personaggio più interessante, complesso e dal percorso migliore. Funzionano anche i suggerimenti visivi (il fumo, gli zombie bruciati) sulla vicinanza di Beth e Daryl, mentre è completamente da bocciare Chad L. Coleman. Di cinque che erano giunti alla casa nel bosco, solo tre se ne allontanano (Judith è ancora viva, sembra assurdo doverlo precisare, ma qualcuno oltreoceano nutriva più di un dubbio in proposito). I nostri personaggi hanno un po' di speranza in meno per il futuro, noi ne abbiamo un po' di più.

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