Volt - Che vita da Mecha 2: Il nemico alla porta, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo numero di Volt - Che vita di Mecha, opera di Stefano Conte edita da saldaPress
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
I tipici personaggi che popolano i negozi di fumetti si palesano uno dopo l’altro scandendo la giornata di lavoro del nostro e determinandone il conseguente esaurimento nervoso. Un aiuto, tanto inatteso quanto utile, offre a Volt la possibilità di affrontare ad armi pari il cliente Mangiaparole, o lo Spendipoco, sperando che nessun Straziaragione varchi la soglia. Come sa bene chi legge fumetti americani, la grandezza di ogni supereroe è definita dalla propria nemesi, e in questo secondo numero – intitolato Il nemico alla porta – facciamo la conoscenza di questo “villain” sui generis.
In questo secondo volume, Conte accantona il racconto metafumettistico preferendo concentrare la sua attenzione sullo sviluppo di un universo organico popolato da personaggi parodici costruiti su tòpoi comportamentali tipici della fauna che anima le fiere del fumetto. La frustrazione di Volt mentre vede allontanarsi il suo sogno è accentuata dalle orchestrazioni della madre, novella Darth Vader in grembiulino, e dagli insegnamenti del suo Boss.
Il volume è impreziosito nel finale da strisce con cui esplorare le illimitate capacità di Dark Mother e le surreali scene riprese dalle esperienze di vita reale dei lettori e dei gestori delle fumetterie. In questa forma breve, l’estro comico di Conte è più funzionale, mentre sulla lunga distanza si perde in alcune sequenze poco fulminanti. Se avete apprezzato il primo volume continuerete ad amare Volt – Che Vita da Mecha. Se dopo averlo provato avete deciso di tenervi alla larga, continuate a farlo.