Volonté — L'uomo dai mille volti: Zippel tratteggia un toccante ritratto artistico, politico e umano

La recensione di Volonté — L'uomo dai mille volti, il documentario di Francesco Zippel presentato al Festival di Venezia

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Chiunque si professi amante del cinema italiano non può prescindere dalla conoscenza di Gian Maria Volonté. Non solo: ampliando lo sguardo, potremmo dire che chiunque si professi conoscitore del contesto politico italiano degli ultimi cinquant’anni non può prescindere dalla conoscenza di Gian Maria Volonté. Un attore di chiara fama, e molto di più: un poliedrico interprete le cui scelte professionali sono sempre state fatte nel segno di una marmorea, inattaccabile coscienza sociale e politica. Nessuno in Italia più di Volonté ha incarnato, nella seconda metà del XX secolo, l’archetipo di artista impegnato, con tutto ciò che di controverso questa definizione può comportare.

La laguna di Venezia riscopre dunque - durante la Mostra del Cinema - l’uomo, l’artista e il politico con Volonté, l'uomo dai mille volti, documentario di Francesco Zippel che è un viaggio poetico nell'anima dell’attore milanese, una figura che ha saputo trasformare il mestiere di recitare in un'arte sacra e una missione esistenziale strettamente legata al contesto sociale in cui operava. Sotto la guida sensibile e appassionata di Zippel, il film diventa una danza tra passato e presente, tra realtà e finzione, tra l'uomo e le sue innumerevoli sfaccettature, inconoscibili persino alla cerchia più intima.

Zippel ci invita a esplorare le profondità di un artista che non si è mai accontentato della superficie. Volonté non interpretava semplicemente i suoi ruoli; li viveva, li respirava, li incarnava fino a fonderli con la sua stessa essenza. Ogni fotogramma del documentario è parte di un mosaico più grande, dove le tessere sono emozioni, lotte e contraddizioni di un uomo che ha fatto del cinema un'arma di verità, e che - come ricordato da Daniele Vicari - ha sempre anteposto la rivoluzione all’arte.

Le voci che si alternano nel film, da quella della figlia Giovanna Gravina Volonté a quelle di colleghi come Toni Servillo e Valeria Golino, tessono un racconto corale che sa di nostalgia, ma anche di vibrante attualità. Sono testimonianze che risuonano, dove ogni parola contribuisce a ricostruire la complessa figura di un attore che ha saputo incarnare i sogni e le paure del suo tempo, scegliendo di far sentire la propria voce attraverso ogni singola scelta di carriera.

L'uso dei materiali d'archivio da parte di Zippel è sapientemente volto a far conoscere Volonté in ogni suo aspetto, a partire da quello politico: non sono semplici backstage, ma porte aperte su epoche passate, su set cinematografici dove l'aria era elettrica di creatività e impegno. E poi i filmati inediti, le foto private in barca: piccoli tesori che illuminano Volonté in momenti di quotidianità, rivelando un uomo che, anche fuori dal set, rimaneva sempre fedelmente ancorato ai suoi ideali.

In Volonté, l'uomo dai mille volti emergono però anche le fragilità e le ossessioni dell’artista, nonché la sua totale immedesimazione nei ruoli interpretati, tale da accostare il suo metodo alle tecniche dell’Actors Studio. Ne risulta un ritratto vibrante e pieno di vita, che rende omaggio a un attore capace di esplorare ogni sfumatura dell'animo umano con una precisione quasi chirurgica.

E così, dall’ombra, emergono i mille volti di Volonté, frammenti di un talento camaleontico che ha, progetto dopo progetto, fatto proprie le maschere di innumerevoli personaggi diversi. E in tutte queste maschere, così ricche di contrasti e sfumature, riconosciamo non solo un grande artista, ma un simbolo eterno di un cinema che, a distanza di anni, nobilitato dal carisma di Volonté uomo prima ancora che attore, sa ancora parlare alle coscienze, nel tentativo di risvegliarle da un torpore in cui questo “tempo di imbecilli” le ha costrette.

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