Vjeran Tomic: lo Spider-Man di Parigi, la recensione
Dentro a Vjeran Tomic: lo Spider-man di Parigi non c'è solo una storia incredibile ma anche qualcosa di profondo e maschile
La recensione del documentario di Netflix Vjeran Tomic: lo Spider-man di Parigi, disponibile su Netflix dal 20 ottobre
Tomic rubava passando dai tetti, per farla semplice. Aveva imparato nell’esercito ad arrampicare e con la sua struttura fisica e la sua predisposizione al rischio era diventato un grande arrampicatore. Quando vediamo i video girati (oggi) con una videocamera in soggettiva delle sue camminate sui tetti, sui balconi, sui cornicioni e vicino agli abbaini delle case del centro di Parigi è chiaro come potesse essere diventato un formidabile ladro di appartamenti: entrando dall’alto negli appartamenti agli ultimi piani che per questo non ritenevano di dover avere allarmi. Ladro gentiluomo che non faceva vittime a un certo punto si è appassionato all’arte (per rubarla) e ha tentato il più grande furto di quadri della storia recente francese.
Il ladro gentiluomo (in un certo senso), il criminale raffinato capace di imprese impossibili per tutti gli altri, genera il tipo di ammirazione virile per l’audacia, la competenza, l’abilità e il coraggio che è il perno della cultura maschile occidentale. Le vittime stesse dei furti, anni dopo gli eventi, ne parlano ammirati, riconoscendo un’abilità fuori dal comune e accettando di buon grado il furto perché eccezionale. La stessa dinamica di ammirazione per quello che è un ladro che subisce il pubblico è l’esposizione più flagrante della sudditanza che esiste nella società occidentale per i valori maschili nella loro massima espressione a prescindere dalle finalità cui portano.