Viva l'Italia, la recensione

Dopo il grandissimo successo di Nessuno mi può giudicare, quasi lo stesso cast torna in un film molto ambizioso ma in cui manca la vera commedia...

Critico e giornalista cinematografico


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Nessuno mi può giudicare era un film indubbiamente riuscito, una commedia semplice e senza fronzoli, dotata però di una struttura solida, una messa in scena scorrevole e di un'ottima amalgama nel cast (come nei casi migliori composto da cavalli di razza sia in prima che in seconda fila, al pari di alcuni impagabili volti esterni al mondo del cinema). Già in quel film però esisteva una componente più facile e banale, buona per accattivarsi simpatie a poco prezzo, quella dell'attacco alla politica e ai politici, arraffoni e arroganti, cancro della società, soffocatori dell'intraprendenza dei singoli ecc. ecc. Un dettaglio lasciato in secondo piano che si è allargato fino a diventare film a sè in Viva l'Italia.

La costituzione italiana, il talento (sempre florido!) dei più umili, l'animo gretto dei potenti come in libro Harmony, il disinteresse dei politici e ancora le ingiustizie dei pregiudizi e i sogni schiacciati da una realtà ingiusta. Non si tratta di idee che il film vuole veicolare a margine della storia ma dell'ossatura stessa di una gigantesca invettiva fatta lungometraggio da Massimiliano Bruno, non risparmiando in retorica dispendiosa e un po' ridicola (la grande scena di guerriglia tra polizia e manifestanti sulle scale di Valle Giulia, tutta al ralenti, nella quale si vede nettamente come manganelli e bastoni siano di gomma).

Bazzicando i toni dell'amaro e professando una morale di ferro, Viva l'Italia vuole comunque essere una commedia ma il risultato non è divertente e il mancato divertimento uccide i già moribondi intenti.

In casi come questi il gesto più eversivo è proprio la commedia, la risata e la conseguente messa in ridicolo di uomini e situazioni. L'iperbole o il capovolgimento, capaci di stimolare pensiero divergente o attaccare più di quanto parole serie non potrebbero, se azzeccate possono salvare anche le cadute di stile più sconfortanti. Ecco perchè il già terribile concept di Viva l'Italia è reso agghiacciante dalla mancanza di vera commedia. Così sconfortante che verso la fine, vista anche la presenza di Ambra Angiolini e di Sabaudia, sembra di assistere ad Immaturi 3.

E' impossibile sapere se un ritmo più rapido e delle trovate più divertenti avrebbero salvato un film che ad ogni modo è animato dai medesimi attori di seconda fila del film precedente (ci sono praticamente tutti) e qualche nuovo innesto tra i protagonisti come il Maurizio Mattioli nella parte di un infermiere che ricorda il suo ruolo nel cult indimenticabile In barca a vela contromano. Di certo così com'è si tratta di una delle commedie più meste, ideologiche e futili dell'anno.

Arrogante nelle sue pretese intellettuali, consolatoria negli esiti, che con ogni fotogramma tranquillizza dicendo: "Non temete, siete i migliori, è che il mondo non vi capisce. E gli altri, sono tutti dei raccomandati, ecco perchè non ce la fate ad emergere".

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