Virginia, la recensione
Un'indagine, una storia, un'esperienza: la recensione di Virginia
E allora ribalto tutto. Prima di tutto scrivo in prima persona, perché chi se ne frega delle regole che mi sono imposto e della linea editoriale, ma anche e soprattutto perché io da fuori non ti posso vedere, non ti posso descrivere in maniera oggettiva. Io sono entrato dentro di te, tu mi hai fatto del male, mentale ma quasi fisico, perché due ore sembrano poche, ma sono tante quando le utilizzi spremendo ogni singola cellula del tuo cervello, cercando di capire cosa diavolo stia succedendo. E proprio mentre ero lì ad un passo dalla convinzione, quando più o meno avevo collocato nel mio mosaico mentale quasi tutti i tasselli, concedendomi il fatto che alcuni ne sarebbero rimasti fuori, che avrei continuato ad interrogarmi su determinate questioni, tu sei stato scorretto, hai buttato tutto per aria, hai stravolto le mie idee, hai cambiato il reale col surreale. Non mi ci hai fatto più capire niente, mi hai lasciato lì, basito, chiedendomi cosa diavolo avessi giocato, cosa significassero per me le due ore appena trascorse in tua compagnia.
La prima reazione, lo ammetto, è stata acida. Ti ho preso in giro, insultato, ho girato gli occhi all'insù con una certa supponenza, la stessa che ti avevo affibiato con troppa generosità nei momenti immediatamente successivi ai titoli di coda. Al sarcasmo dopo poco è però subentrato l'odio. Ho iniziato ad odiarti, a volerti male, poco ludico ammasso videoludico, caos fatto poligono, straniamento estetico e dell'anima. E' stato un passo in avanti. L'odio è già qualcosa, è un sentimento forte, forse il più forte in assoluto. Non prendi in giro qualcosa che odi, io non ti prendevo più in giro, io ti odiavo perché mi eri stato superiore. Ovvero, non mi avevi fatto capire niente. Ma se tu fossi stato solo inutilmente supponente ti avrei liquidato facilmente, mi sarei scordato di te dopo poco, il tempo di scrivere questo pezzo, in maniera ovviamente totalmente opposta rispetto a quella che sto utilizzando. “La produzione di Variable State è il classico walking simulator, con poca interattività e dal corto respiro, che vuole darsi un tono senza avere le possibilità di farlo”.
"dopo averlo odiato mi sono accorto di averlo amato, che forse lo amerò sempre"[caption id="attachment_160535" align="aligncenter" width="600"] Virginia - screenshot[/caption]
E' questa la tua vittoria su di me, Virginia, l'avere annichilito il mio senso critico. Perché io non sono uno sprovveduto, quella bizzarra perla che risponde al nome di Thirty Flights of Loving, che tu citi come tua principale fonte ispiratrice, l'ho giocata eccome, ne conservo anche un buon ricordo, nonostante mi fosse capitato qualcosa di analogo rispetto alla mia esperienza con te. Però tu mi hai fatto incazzare di più, mi hai fatto male di più, sei persino arrivato a farmiti amare. Mi hai sconfitto, ma un po' ho vinto anch'io, perché ti ho giocato, perché domani mi divertirò genuinamente leggendo i commenti di chi proverà a spiegarti, ma io forse ti ho capito davvero, perché non voglio capirti, e va benissimo così.
Ah già il voto. Ce lo metto lo stesso, ma tanto non conta niente.