Violator di Alan Moore, la recensione
Abbiamo recensito per voi Violator di Alan Moore, volume della collana Spawn d'autore di Panini Comics
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Nei primi anni ’90, la nascita dell’Image Comics ha segnato il mondo del Fumetto americano con una profonda trasformazione del medium, attraverso la quale - tra le altre cose - si è cominciato ad anteporre l’estetica ai contenuti; ma l’aspetto più interessante ha riguardato la proprietà delle creazioni intellettuali, le cui royalty restavano finalmente nelle mani dei loro autori. Tra le diverse pubblicazione dell'epoca, quella che ha raccolti maggiori consensi - soprattutto a livello di pubblico - fu Spawn, creata da Todd McFarlane.
Violator di Alan Moore è un brossurato che raccoglie la storia scritta dal Sommo per la serie regolare – apparsa su Spawn #8, del 1993 – e la miniserie in tre parti dedicata a Violator (1995), acerrimo nemico dell'antieroe, nonché uno dei cinque demoni Flebiaci custodi dell’Ottava Sfera dell’Inferno, che abbiamo imparato a conoscere anche nella forma (dis)umana del Clown.
La miniserie si concentra su Violator in un particolare momento della sua saga: il Clown è stato infatti confinato sulla Terra e privato dei suoi poteri da Malebolgia. In queste condizioni deve affrontare la terribile vendetta di un clan mafioso e dei suoi stessi fratelli, decisi a ripulire l’immagine della propria famiglia con l’uccisione del demone caduto in disgrazia.
Il Moore all’opera sul personaggio è quello che ha abbandonato il fumetto supereroistico e le principali case editrici del settore da ormai qualche anno, la cui prosa è decisamente lontana dal revisionismo di Miracleman e Watchmen o da quella poetica ed elegante di V for Vendetta.
Adattandosi alla cifra stilistica di McFarlane, Moore prende il villain più raccapricciante e improbabile e lo conduce in un’avventura permeata da humour nero. Nella sua leggerezza, questo fumetto propone un contrasto tra contenuto (la cattiveria) e forma (il Clown) che crea un effetto grottesco di notevole impatto. Dal marciume emerge un demone capace di uscire indenne dalle situazioni più assurde, sempre con un ghigno malato perennemente stampato sul volto.
Il rovesciamento dei canoni (estetici e narrativi) del genere risulta assolutamente vincente, e, pur senza strafare, Moore porta a casa il risultato e non perde occasione di lanciare qualche frecciatina alle ormai odiate major, ad esempio tramite l’Ammonitore, una versione distorta del Punisher della Marvel.
Com'è lecito attendersi da una pubblicazione Image di metà anni '90, la componente visiva gioca un ruolo fondamentale per la riuscita della storia, e ad affiancare lo scrittore di Northampton e lo stesso McFarlane troviamo Bart Sears e Greg Capullo. Pur mantenendo le proprie peculiarità, i due si muovono lungo il solco tracciato dal creatore di Spawn; in particolare, il secondo si dimostra già il principale epigono dell’autore canadese, tant’è che di lì a poco avrebbe preso il suo posto come disegnatore della serie regolare.
Spawn d'autore - Violator di Alan Moore ci restituisce un Moore diverso da quello che ha firmato le sue opere più rivoluzionarie, sofisticate e dense di significato, ma al contempo propone una lettura piacevole e spassosa in cui il suo talento, applicato alla leggerezza e al grottesco, è ben riconoscibile; un'operazione bizzarra e cuorosa che non può che catturare l'interesse degli appassionati del più grande scrittore di comics dei nostri tempi.