Vinyl 1x07 "The King and I": la recensione

Settimo episodio per Vinyl: Richie alle prese con una leggenda del rock

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Spoiler Alert
Lontano dal costruire un percorso se non di redenzione, quantomeno di lotta, per i suoi protagonisti, Vinyl fin dal primo istante li ha gettati in una condizione disperata, peggiorando ad ogni passo la loro situazione. The King and I non fa eccezione, ma ci dice qualcosa in più. Ci dice che gli eventi rimangono comunque nelle mani dei protagonisti, che possono, al di là delle sfortune varie, lavorare per migliorare se stessi e le proprie condizioni. Oppure, viceversa, comportarsi nel peggior modo possibile e sprofondare ancora di più nella vergogna e nella mortificazione di sé. Un buon episodio, il più lineare presentato finora dalla serie della HBO.

È difficile, se non impossibile, amare i protagonisti della serie, ma almeno ci piacerebbe essere dalla loro parte. La serie ce lo rende ancora più difficile, presentandoci Richie e Zak in trasferta con un mucchio di soldi, in cerca di una potenziale collaborazione con Elvis, che riporti l'ex star sulla cresta dell'onda e lo studio fuori dalle sabbie mobili. Tutto è disillusione, tutto serve a togliere la magia dal palco mostrandoci il privato, l'uomo dietro il mito. Che è un qualcosa che la serie ha fatto fin dal principio, mettendo in diretto contatto i protagonisti finti con i miti veri della scena rock e non solo degli anni '70. Naturalmente l'incontro non può sostenere le aspettative di una vita, ma la serie sembra voler andare ancora oltre.

Lo fa nel momento più decisivo e più riuscito della puntata, con Richie che riesce ad eludere la sorveglianza del "colonnello", il manager dal pugno di ferro di Elvis, e ad entrare in diretto contatto con la star dietro le quinte di uno spettacolo pietoso. La scrittura tira fuori un momento di legittima speranza, per poi umiliare quel sentimento. E lo stesso farà immediatamente dopo, con Richie che compie uno dei gesti peggiori che gli abbiamo visto fare in questa stagione – e la lista è lunga – proprio nei confronti di una delle persone a lui più care. La rivelazione conclusiva, che anche qui ci porta via ogni barlume di speranza sulla redenzione del personaggio (la American Century potrebbe riprendersi, ma come potrebbe mai Richie?), giunge inaspettata. Un colpo di coda che ci spiazza, e in una serie in fondo così lineare l'idea ci piace molto, ma allontana ancora di più ogni tentativo di costruire empatia.

E allora ci ritroviamo a fare un passo indietro e a chiederci cosa mai ci abbia raccontato in queste sette puntate Vinyl. Il pilot era grandioso, lasciava scorgere un affresco rock a metà fra sogno (le visioni oniriche, i momenti musicali scollegati dalla trama, che pure questa settimana non mancano) e triste realtà. Quello è rimasto, ma si è perso il fascino e il puro piacere della narrazione, e non perché siamo affamati di svolte o di eventi inaspettati, ma perché vorremmo essere più coinvolti dalla storia, magari passare più tempo con Julie o Jamie, vivere più intensamente le riunioni in sala staff, che rimangono momenti di puro godimento.

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