Vikings: Uprising #1, la recensione

Ragnar Lothbrok, Floki, Lagertha e gli altri guerrieri della serie TV nel loro ottimo esordio a fumetti... arriva Vikings: Uprising!

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Forse poche serie televisive si sono evolute nel corso delle varie stagioni quanto Vikings. Partito come dramma storico, voleva essere inizialmente poco più di uno squarcio su un popolo e su un periodo del passato su cui si sa ben poco, ma forse proprio per il fatto di trattare una materia sconosciuta e relativamente inesplorata, la serie televisiva di Michael Hirst ha saputo affascinare e ipnotizzare milioni di telespettatori. Parte del merito va anche a un cast molto ispirato e a una sceneggiatura ferrea e implacabile come il popolo di cui narra le gesta, che lascia ben poco spazio alle concessioni e ai momenti più indulgenti delle serie televisive: l’umorismo latita, il sesso e gli intrecci amorosi sono relegati sullo sfondo. Dominano la guerra e la morte, ma anche il desiderio di gloria, di conquista e di conoscenza.

Vikings Uprising #1, variant cover 1Tuttavia, col passare del tempo la serie si è evoluta, e da semplice dramma storico si è avvicinata almeno ad alcuni dei tratti caratteristici delle serie televisive: dal fascino generico per l’epoca e per le vicende storiche siamo passati a interessarci delle vicende personali di Ragnar Lothbrok, Rollo, Lagertha, Floki e tutto il resto dello straordinario (è il caso di dirlo) cast messo assieme dalla produzione.

È in quest’ottica che va inquadrato Viking: Uprising, miniserie a fumetti realizzata da Cavan Scott e Daniel Indro per la Titan Comics. In un connubio già ormai messo in atto da diverse serie televisive, da X-Files a Buffy, la serie a fumetti si propone di riempire gli “spazi vuoti” tra un episodio e l’altro o tra una stagione e l’altra della serie, e questo già ci fornisce le coordinate in cui si colloca Uprising: siamo alla fine della terza stagione, e i guerrieri di Kattegat sono di ritorno dalla campagna di conquista francese, provati nel corpo e nello spirito dalle sfide della battaglia di Parigi.

Questo ci permette dunque di assistere a scene molto interessanti a cui la serie non poteva o non voleva dare spazio, come le reazioni emotive più approfondite dei protagonisti alle ultime traversie e i rapporti interpersonali tra i vari personaggi, cosa che l’autore gestisce con uno stile molto fedele alla serie televisiva madre: potenti e diretti ma asciutti e lapidari, senza mai lasciare troppo spazio a lunghi dialoghi o a “eccessi” delle serie più moderne.

Vikings Uprising #1, variant cover 2Encomiabili anche i disegni di Daniel Indro, che riesce a comporre scene evocative e ricche dei dettagli storici che hanno fatto la fortuna della serie madre. In questo è aiutato da un’ottima scelta dei colori, che predilige le tinte naturali e le tonalità pastello o tenui, che ben si combinano alle atmosfere nordiche e agli scenari aspri in cui si muovono i protagonisti. Anzi, come spesso accade, il fumetto sfrutta bene il suo punto di forza principale rispetto alla serie: non essendo vincolato da limiti di budget, può concedersi scenari più ampi e spettacolari rispetto al telefilm, caratteristica che sfrutta sia nelle panoramiche di Kattegat che nelle scene di battaglia.

L’esplorazione delle vicende personali dei protagonisti si alterna a quella che si presume sarà la trama portante della serie, l’Uprising del titolo: uno spargimento di sangue eccessivo perfino per il truce mondo dei vichinghi ai danni degli schiavi, una scia di delitti che finirà inevitabilmente per reclamare l’attenzione di Re Ragnar, appena tornato. Sebbene la trama sia interessante e fedele allo spirito della serie originale, è inevitabile che soffra del difetto “genetico” dei prodotti ancillari di un franchising: difficile che ci mostri eventi o sviluppi essenziali per la storia dei personaggi. Se la storia a fumetti tiene sicuramente conto delle vicende televisive, è improbabile che avvenga il contrario e che quanto leggiamo in queste pagine possa influire in modo troppo determinante sul futuro di Ragnar e compagni.

Vikings Uprising #1, variant cover 3Un secondo difetto “intrinseco” ma inevitabile è l’appetibilità della serie a fumetti per chi non segue la serie televisiva. Poco o nulla viene fatto per dare una cornice o presentare i protagonisti e la situazione generale a chi non ha seguito le vicende del telefilm, quindi chi volesse addentrarsi nella saga di Vikings attraverso il pur ottimo fumetto si troverebbe inevitabilmente spaesato.

Specificato questo, gli spettatori già navigati di Vikings troveranno solo conferme e piacevoli sorprese in Uprising, rincontrando personaggi, situazioni e atmosfere del telefilm riprodotte con passione e fedeltà e più che in grado di fornire “dosi” aggiuntive di epica vichinga in attesa dell’episodio successivo. Unica curiosità: la collocazione temporale della serie deve inevitabilmente fare a meno di uno dei protagonisti, l’ombroso fratello Rollo Lothbrok, che gli eventi del finale di stagione hanno lasciato in terra di Francia. Eppure è proprio lui a campeggiare sulla copertina del primo numero, pur da grande assente. Considerato l’incipit della quarta stagione, sembra difficile che gli autori possano trovare un modo per chiamarlo in scena anche sulle tavole a fumetti, ma la sua scelta come protagonista della cover lascia aperto l’interrogativo. Chissà che non faccia capolino anche lui, in un modo o nell’altro, nei futuri numeri di Uprising. Un motivo in più per rinnovare l’appuntamento con questa serie, partita decisamente col piede giusto.

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