Vikings 6x09 "Resurrection": la recensione
Nell'episodio che precede il midseason finale, Vikings impostara gli eventi che chiuderanno questo blocco di episodi: recensione 6x09
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Nell'episodio che precede il midseason finale, Vikings deve rincorrere varie situazioni per impostare gli eventi che chiuderanno questo blocco di episodi. L'episodio si intitola Resurrection, e serve principalmente ad aprire e consolidare alcune situazioni per tutti i personaggi della serie. Nell'attuare questo processo, la serie di History non riesce a concedere a tutti il medesimo interesse, e alcune vicende cadono nell'anonimato. Nei casi migliori, però, finalmente i percorsi stagionali si avvicinano, gli schieramenti si riducono, una guerra più netta costringe i personaggi a dividersi in due blocchi. E la storia ne guadagna.
Ad un livello più alto, la stessa serie con il racconto dei suoi personaggi a metà tra storia e mito si nutre delle tradizioni. Qualcuno definirà Bjorn un semidio, e il mito di Ragnar è sempre lì a fare ombra a tutti, considerato che qui Ubbe chiamerà suo figlio con lo stesso nome. La battaglia quindi è davvero importante. Lo è così tanto da far passare in secondo piano le divergenze tra Harald e Bjorn, con il primo che non vede l'ora di schiacciare il secondo, ma che dovrà chiedere il suo aiuto di fronte ad una minaccia più imponente all'orizzonte.
Più dimenticabile, soprattutto rispetto al resto, è la vicenda di Ubbe. Che incontra un viandante di nome Oter che porta con sé racconti leggendari, ma che alla fine si scopre essere solo un impostore. A quel punto, la cosa più interessante è il nome Athelstan, che ci riporta ad un tempo della serie che appare lontanissimo.