Vikings 6x03 "Ghosts, Gods and Running Dogs": la recensione

Il terzo episodio stagionale di Vikings ripaga con una bella immagine finale uno svolgimento poco interessante

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Spoiler Alert
Vikings 6x03 "Ghosts, Gods and Running Dogs": la recensione

Il terzo episodio di Vikings si chiude con una bella immagine di battaglia. Che battaglia non è in realtà, anzi somiglia più ad un massacro programmato. Eppure è nuova, soprattutto per i vichinghi che sono abituati a battagliare in campo aperto o a veder riuscite le loro strategie di infiltrazione. A questo giro, mentre cercano di salvare re Harald, gli va male, ed è il povero Bjorn a soffrire il peso delle decisioni.

Tutto sommato Ingrid non portava così fortuna come sosteneva, e muoversi nel solco delle decisioni giuste, o delle decisioni che Ragnar avrebbe preso, non è garanzia di un buon risultato per il re di Kattegat. Si tratta di una sorpresa, di un'immagine forte e relativamente nuova per la serie, ma è anche l'unico momento di riscatto per l'episodio.

La storyline amorosa – ma è un'esagerazione definirla così – con Ingrid è sbagliata. Non abbiamo già percorso queste strade? Non ci siamo già passati, e con risultati deludenti? A cosa serve questa ennesima figura senza personalità che si getta in braccio a Bjorn seducendolo senza troppa fatica?

In questi momenti Vikings svela tutte le problematiche che lo affliggono in realtà da anni, e che difficilmente spariranno nell'ultima stagione. Storyline meccaniche e già viste, dialoghi e monologhi che abbiamo già ascoltato troppe volte. Ubbe prende il comando provvisorio di Kattegat, ma si ambienta da subito benissimo, e inizia a disporre di tratte commerciali con la Francia e addirittura con la Cina.

Lagertha dissotterra la spada immediatamente dopo averla sepolta. Il suo ritorno in battaglia per una giusta causa ha senso, e non ci si aspettava niente di meno, ma si poteva lasciar trascorrere almeno un episodio prima di farla tornare sui suoi passi! Invece no, c'è una minaccia generica che la serie ci dice che è improvvisamente importante, e che la richiama all'azione. Va bene, ma è l'ennesimo sintomo di una narrazione sfilacciata, che elabora figure ora mosse meccanicamente ora semplicemente vittime della follia, come Hvitserk.

Ivar in tutto ciò è l'unico personaggio a cui è garantito un po' di respiro, anche se alla corte di Oleg il Profeta i patti non durano mai a lungo.

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