Vikings 5x08 "The Joke": la recensione
La recensione dell'ottavo episodio della quinta stagione di Vikings, intitolato The Joke
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Tutto l'episodio ruota intorno a questo. C'è una grande e lunga preparazione in campo aperto, un barlume di tregua suggerita ma alla quale nessuno crede mai veramente, e infine la battaglia consumata sul campo. In un contesto di questo tipo la battaglia dovrebbe essere una prosecuzione ideale delle tensioni dei personaggi, il culmine del loro struggimento interiore e di tutte le contraddizioni che queste alleanze – un po' casuali – portano con sé. Anticipiamo il bilancio finale dello scontro: Lagertha vince, ma la sensazione è che nulla sia cambiato veramente. Nessuna morte eccezionale, nessun tradimento (Ivar ormai jolly della situazione, villain che potenzialmente sa tutto e prevede tutto), e cattura del vescovo Heahmund.
Un po' poco considerate le aspettative. Jonathan Rhys-Meyers è sprecato al momento attuale, e nulla di quel che abbiamo visto in otto episodi compensa l'entrata in scena sul finale della scorsa stagione. Qui combatte dalla parte di chi lo ha catturato, perché probabilmente Dio lo vuole, e Lagertha lo risparmia portandolo con sé, perché probabilmente gli dei lo vogliono. Che le divinità ragionino secondo regole tutte loro va anche bene, ma la struttura ne perde in coesione e interesse. Tanto che, quasi come una provocazione, potremmo dire che in otto episodi in cui si ha sempre l'impressione che accada di tutto, in fondo non è accaduto niente.