Vikings 4x08 "Portage": la recensione
La recensione dell'ottavo episodio di Vikings
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Certo, la sensazione di un circolo vizioso è forte. Le morti di Yidu, Oddone, Kwenthirth permettono alla puntata di raggiungere una valutazione positiva, e perché ci raccontano qualcosa di definitivo in una stagione in cui il ritmo lento e il senso di attesa sono stati una costante. D'altra parte ha senso gioire per il taglio di rami secchi che ci hanno confermato la sostanziale inutilità di queste sottotrame? Diciamo di sì e prendiamo per buono ciò che verrà. Ecbert e Judith siglano ulteriormente il loro patto di sangue, con la donna che si rende complice e assassina nel piano per allargare i confini del regno. La loro rimane un'alleanza fondata sull'omicidio e sul tradimento: verrà il tempo della resa dei conti, anche con le persone a loro più vicine. E magari anche il tempo del ricollegamento con le altre vicende.
La morte di Oddone francamente è spiazzante. Non tanto perché coglie di sorpresa, ma proprio perché al contrario non contiene alcun elemento che spezza la linearità di una vicenda tanto prevedibile quanto inutile ai fini della scalata al potere di Rollo, che raccoglie il ruolo rimasto vacante come braccio destro dell'imperatore dei Franchi. Mero riempitivo la vicenda di Harbard e Auslag: da segnalare il santone che se ne esce con la scusa più creativa di sempre per il suo tradimento. In generale questo è il problema della quarta stagione di Vikings: le storyline secondarie non solo non riescono a sostenere il peso della vicenda centrale, che supponiamo essere quella di Parigi, e spesso non riusciamo nemmeno a distinguere tra le due (il Wessex sarà importante, probabilmente, ma tra quanto?).