Vikings 4x07 "The Profit and the Loss": la recensione

Entra nel vivo, un po' in ritardo, la quarta stagione di Vikings: una grande battaglia verso Parigi

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Spoiler Alert
Dopo aver aspettato quasi un anno, e quasi una stagione, per poter tornare a Parigi, la sensazione è che Vikings abbia girato su se stesso per tutto il tempo, costruendo attesa, guadagnando minuti preziosi per portare a casa una stagione di ben 20 episodi, anche se spalmati nel corso di molti mesi. La serie di History Channel ha sofferto la scelta, è inutile negarlo, e anche se i personaggi non sono esattamente gli stessi il gioco di scrittura che si è fatto qui emerge abbastanza chiaramente. I conflitti sono gli stessi, le relazioni pure, i caratteri hanno rafforzato le loro asperità. Ragnar è sempre più isolato, sempre più fallibile. E ne avremo una prova nel momento in cui, travolto forse dalla notizia del tradimento di Rollo, che per la verità la scorsa settimana ci era sembrato avesse accolto con relativa tranquillità, quasi come se la aspettasse, compie una serie di scelte strategicamente sbagliate.

L'assalto alle torri dei Franchi si riduce ad un massacro. Bjorn, da parte sua sempre più forte come individuo, quasi (sottolineiamo quasi) pronto a uscire dall'ombra paterna per reclamare il ruolo di guida che gli competerà prima o poi, sa bene di chi è la colpa, e lo dirà apertamente. Appunto, caratteri che erano già lì, ma le cui caratteristiche ci sembrano acuite. Come Floki, sempre più distaccato, in compagnia dei suoi "nuovi amici", come Rollo, questa settimana più defilato rispetto al centro dell'azione, ma le sue motivazioni erano già ben chiare, come Lagertha, nonostante la gravidanza inattesa, e che comunque non si aspetta di portare a termine, sempre più guida dei suoi uomini, sempre più pronta ad assumere il comando per sé.

Tutti questi personaggi hanno qualcosa in comune, che volendo tracciare un bilancio provvisorio di questa prima parte di stagione è il tema principale sviluppato ora da Vikings. L'idea di svincolarsi dalla centralità del personaggio di Ragnar, che in qualche modo definiva con i suoi rapporti tutti gli altri personaggi. Più il protagonista si è indebolito, più le figure intorno a lui ne sono emerse come indipendenti e forti. Magari non sempre vincenti, ma capaci e vogliose di definire la propria esistenza. Il lungo momento dell'attacco, che tra azione e bilanci copre circa due terzi dell'episodio, è a mani basse uno dei più coinvolgenti della quarta stagione. Più per demerito delle puntate precedenti che per merito di questa.

In altri lidi The Profit and the Loss ci racconta le vicende di Ecbert, le cui mire espansionistiche ci risultano sempre più chiare, così come il progetto di riunire Wessex e Mercia. A questo punto l'appuntamento per un qualunque tipo di "crossover" con le vicende dei vichinghi è rimandato alla seconda parte di stagione.

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